Categorie: Salute

Csi all’italiana

Cristina Cattaneo, Monica Maldarella
Crimini e farfalle. Misteri svelati dalle scienze naturali
Raffaello Cortina 2006, pp. 174, euro 19,00

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Le investigazioni medico-legali e le scienze forensi sono un filone quasi inesauribile della attuale produzione televisiva e cinematografica e il fenomeno non ha risparmiato nemmeno il nostro paese. Già sedotti e affascinati da serie cult come C.S.I. e da un intero canale tematico satellitare, Fox Crime, anche noi non ci siamo fatti mancare la fiction ispirata alle gesta dei RIS di Parma. Il risultato è che ormai anche un bambino sa che il luminol è un liquido che serve a visualizzare le tracce di sangue e che per inchiodare un malvivente è sufficiente un minuscolo frammento di pelle rinvenuto sotto le unghie della vittima. Ma ha contribuito altresì – giacché l’appetito vien mangiando – ad aumentare la curiosità sulle scienze forensi, dallo studio dei margini di una ferita per risalire all’arma usata, sino agli effetti sull’organismo di un proiettile sparato da un’arma da fuoco.

Il libro di Cattaneo e Maldarella avrà di certo un grande successo perché colma una ulteriore lacuna e ci mostra un lato ancor più misterioso delle indagini scientifiche. Grazie alla loro esperienza all’interno del Labanof, il Laboratorio di Antropologia e Odontologia forense dell’Università di Milano ci mostrano in maniera del tutto inedita per la saggistica divulgativa, il ruolo delle scienze biologiche nelle indagini.

Botanica, antropologia, zoologia, entomologia ma anche archeologia e geologia fanno quindi la loro comparsa sulla scena del crimine al servizio degli inquirenti per svelare come si sia svolto un omicidio, identificare la vittima e stabilirne la data della morte. Avreste mai detto che una foglia rinsecchita, una larva di mosca o un certo tipo di polline su un cadavere può essere fondamentale per datare il decesso o stabilire se il corpo sia stato spostato? O che il rinvenimento di una minuscola traccia di plancton può aiutarci a comprendere se la persona sia annegata o sia stata uccisa prima di cadere in acqua? E immaginavate che esistessero cani appositamente addestrati a ritrovare cadaveri anche sotto terra? Così all’immagine di esperti che indossano tute bianche e immacolate intenti a spolverare con minuscoli pennellini ambienti alla ricerca di impronte, certamente più cinematografici, si alterna quella di scienziati che lavorano in mezzo a terra, fango e radici.

Se in presenza di un corpo la soluzione è relativamente facile ben più complesso è il quadro quando il ritrovamento interessa resti carbonizzati o ossa e parti di uno scheletro. In questo caso può essere necessario l’intervento di un archeologo ma anche di un geologo o di un botanico. Di fondamentale importanza sono poi le foto della scena del crimine con la registrazione della posizione delle vittime e la registrazione delle macchie di sangue: lo studio del disegno di queste tracce, infatti permette di valutare la provenienza dello schizzo e il movimento della sua fonte, quindi, per esempio, dove si trovava la vittima ferita.

La definizione del momento della morte è poi un dato cruciale per l’avvio delle indagini e gli esperti dicono che sia il compito più difficile del medico legale. Più aumenta il tempo tra la morte e il rinvenimento della vittima più è difficile stabilire il momento esatto, nonostante ci si possa affidare alle più classiche nozioni di medicina legale tra cui l’algor, ossia la temperatura del corpo e il rigor, la rigidità dell’apparato muscolare. E nonostante ciò spesso c’è un margine di errore calcolato nell’ordine di 5 o 6 ore. Altro problema può essere quello di identificare la vittima, ma a questo punto non possiamo rivelare altro per non rovinare la lettura di un saggio autorevole che contiene il pathos di un giallo.

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