Cuori e frecce per misurare

Frecce, cuori, mani come unità di misura per terreni e tasse. Così gli Aztechi stimavano l’ampiezza degli appezzamenti e le tasse dovute dai proprietari. Lo affermano su Science Barbara Williams and María del Carmen Jorge y Jorge, dell’Università Nazionale Autonoma di Città del Messico, dopo aver analizzato due antichi manoscritti rispettivamente del 1540 e del 1544 a.C.

Dalla lettura dei registri della città di Tepetlaoztoc i due ricercatori hanno scoperto che anche l’antico popolo centro-americano usava le frazioni per misurare i terreni e valutare il loro valore: al posto dei numeri però, gli aztechi usavano simboli che rappresentavano parti del corpo umano, come mani e braccia, oppure anche armi, come le frecce. Per esempio, il simbolo della freccia rappresentava la distanza che c’è fra la spalla e la mano (quella di un braccio steso per tendere l’arco), la mano rappresentava invece quella tra il polso e le punta delle dita. “E’ molto naturale. Noi ci portiamo sempre dietro il nostro corpo, quindi è molto più semplice usarlo come unità di misura per ciò che vogliamo studiare”, ha commentato María del Carmen Jorge y Jorge.
 
Lo studio svela alcuni misteri legati al modello di calcolo usato dagli aztechi e mostra inoltre quanto il sistema delle frazioni da loro adoperato sia simile al sistema moderno di conversione dei minuti in ore, dei pollici in piedi. (g.r.)

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