Categorie: Salute

Dalle ossa una proteina contro il diabete

La strada verso nuove terapie contro il diabete potrebbe passare per le ossa. Molto più che una semplice riserva di calcio e fosfati, il tessuto osseo sembra infatti regolare i livelli di zucchero nel sangue. E lo fa grazie a una proteina prodotta dalle sue cellule (osteoblasti), chiamata osteocalcina e coinvolta nella formazione delle ossa. Lo dimostrano due studi pubblicati su Cell che correlano le funzioni svolte dall’insulina, l’ormone che controlla la concentrazione di glucosio nel sangue, con quelle del tessuto osseo.

Nel primo studio, il team guidato da Gerard Karsenty della Columbia University di New York, Usa, ha trattato le cellule del tessuto osseo di alcuni topi con insulina. I ricercatori hanno osservato che le cavie resistenti all’azione dell’insulina sviluppavano non solo alti livelli di zucchero nel sangue, condizione che precede il diabete di tipo 2, ma anche basse concentrazioni di osteocalcina. Concentrarsi su questa proteina potrebbe quindi rivelarsi, secondo Karsenty, una strategia promettente.  

Anche il secondo studio, coordinato da  Thomas Clemens della Johns Hopkins University School of Medicine di Baltimora, conferma la correlazione tra ossa e diabete. I ricercatori hanno dimostrato che gli osteoblasti trattati con insulina sintetizzavano il collagene (un’altra importante proteina che, tra le altre cose, costituisce le ossa), consumando più glucosio e diminuendone i livelli nel sangue. Per questo, secondo gli scienziati, le persone con diabete di tipo 1, che sono carenti di insulina a causa della distruzione delle cellule del pancreas che la producono, possono manifestare fragilità ossea.

Clemens, insieme ai suoi collaboratori, ha inoltre ottenuto in laboratorio topi con osteoblasti privi di recettori dell’insulina: “Questi topi iniziavano a ingrassare, mostravano resistenza all’insulina, bassi livelli di osteocalcina e meno osteoblasti”, ha raccontato il ricercatore. Inoltre questa condizione peggiorava con l’età. “Gli animali invecchiando diventavano ancora più grassi e sviluppavano intolleranza severa al glucosio e resistenza all’insulina. I sintomi, però, miglioravano in seguito al trattamento con osteocalcina”, ha concluso Clemens, confermando, senza saperlo, i risultato di Karsenty.

Riferimenti:Cell DOI 10.1016/j.cell.2010.06.003
doi:10.1016/j.cell.2010.06.002

Katia Clemente

Laureata in Scienze Biologiche e dottore di ricerca in Biotecnologie, ha conseguito il master in “Le scienze della vita nel giornalismo e nei rapporti politico-istituzionali” all’Università Sapienza di Roma. Lavora nel reparto dei Trapianti d’Organo dell’Ospedale de L’Aquila, dove si occupa di progetti di ricerca clinica sul trapianto di rene, e scrive per il sito web della Fondazione Zoé.

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