Dall’Onu un accordo tra i Grandi

Dopo tre anni di negoziati nell’ambito della Conferenza sul disarmo di Ginevra, il presidente degli Stati Uniti Bill Clinton ha sottoscritto il 24 settembre scorso al Palazzo di Vetro dell’Onu, il trattato (Ctbt) che mette al bando gli esperimenti nucleari. La ratifica dell’accordo è avvenuta alla presenza dei rappresentanti delle 5 potenze nucleari e di altre 16 nazioni. Tra gli oppositori l’India e il Pakistan.

“La valutazione dell’accordo non può che essere positiva”, dice Paolo Farinella, fisico italiano e membro dell’Uspid (Unione scienziati per il disarmo). “Non è una sorpresa, dato che l’impegno era stato espresso già lo scorso anno. Ma, finalmente, dopo 50 anni e più di 2000 esplosioni sperimentali si diffonde un certo ottimismo. Tra l’altro, fino a un anno fa c’era la possibilità che si fissasse una soglia massima per gli esperimenti. Oggi invece vengono tutti eliminati”.

Non proprio tutti, l’India si è opposta al trattato…

“Il trattato in vigore dovrà essere firmato e ratificato da una quarantina di paesi con una capacità nucleare significativa. Se è vero che l’opposizione dell’India potrebbe frenare l’entrata in vigore formale del trattato, la formalizzazione ha, comunque, un valore relativo. Nessuno dei paesi firmatari, credo, si sentirebbe di continuare la sperimentazione. Mi pare sia stata proposta una clausola per cui, a qualche anno dalla firma, i paesi firmatari possano dichiarare il trattato valido a maggioranza, adottando così alcune sanzioni, per esempio, verso i paesi che si rifiutassero di sospendere i test.Secondo l’India, l’accordo impedirà lo sviluppo nucleare dei paesi meno potenti, mentre le superpotenze potranno continuare a fare simulazioni”.

E’ per questo che l’India non firmerà?

“Questo è uno degli argomenti: gli Stati Uniti, la Russia, la Francia, utilizzando test già effettuati in passato, hanno potuto elaborare modelli di simulazione delle esplosioni al computer. L’India, invece, con il suo unico esperimento del ‘74, parte svantaggiata. Ma, sebbene non privo di valore, l’argomento sembra a molti esperti, esagerato. L’India ha anche posto una condizione: firmiamo solo se ci sarà una dilazione temporale al disarmo (dieci, quindici anni). Nessun paese ha ritenuto possibile accettare questa proposta. I tempi dipendono, infatti, dalla valutazione dei rapporti internazionali futuri. In ogni caso la situazione fa ben sperare: per la prima volta gli Usa puntano su un mondo denuclearizzato. L’India però teme che i cinque Grandi vogliano mantenere il monopolio. E qui il motivo è più politico che legale. Già in passato l’India si era opposta al trattato di non proliferazione. C’é un nazionalismo molto forte e su questi argomenti c’e` molta sensibilità. Allora, se resta una presa di posizione, senza cioè fare i test, i danni saranno limitati. Se l’India riprende da sola a fare esperimenti rischia di innescare un meccanismo a catena, perché anche il Pakistan si sentirebbe di poter fare altrettanto”.

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