Memoria, concentrazione, capacità di astrazione e di comprensione linguistica, possono lentamente arrugginirsi in pazienti cardiopatici a cui è stato inserito un bypass. I ricercatori del Duke University Medical Center hanno notato un declino delle capacità cognitive, dopo cinque anni dall’intervento, in quasi un terzo dei pazienti operati.
Migliora il cuore, peggiora la mente, come scrivono sul New England Journal of Medicine. Perché ciò avvenga però non è chiaro. “E’ come se, in seguito all’operazione, si formassero piccoli emboli o grumi di sangue capaci di raggiungere il cervello”, afferma Mark Newman primario del reparto di anestesia cardiotoracica al Duke Hospital.
La gravità dei danni del bypass varia però da individuo a individuo. La giovane età e un elevato livello culturale possono evitare le conseguenze peggiori. Un paziente istruito può infatti fare affidamento su una sorta di “scorta conoscitiva” e in questo modo attutire il danno.
Sono stati individuati anche altri fattori in grado di incidere sul declino cerebrale. Durante l’operazione, per esempio, la temperatura sembrerebbe giocare un ruolo fondamentale. L’intervento, che consiste nel ristabilire il corretto flusso sanguigno “bypassando” le ostruzioni delle arterie coronarie, richiede un raffreddamento dell’organismo per ridurre al minimo le attività metaboliche. Si è notato che pazienti riscaldati lentamente al termine dell’operazione rispondono meglio ai test di valutazione delle capacità cognitive. (g.d.o.)
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