Darwin sotto tiro

Il 12 febbraio è stato l’anniversario della nascita di Charles Darwin, padre della teoria dell’evoluzione. Quest’anno l’evento è stato commemorato in molti paesi del mondo, dall’Inghilterra al Nepal, dagli Stati Uniti all’India. A Milano, invece, Alleanza Studentesca, organizzazione giovanile che fa capo ad Alleanza Nazionale, ha scelto il 17 febbraio come data d’inizio della sua “settimana antievoluzionista”. Un volantinaggio di fronte al Museo civico di storia naturale e un convegno dal titolo “Evoluzione: una favola per le scuole” sono stati i momenti salienti dell’iniziativa. A fornire il necessario supporto “scientifico” all’iniziativa è stato il Centro studi creazionismo, già protagonista qualche mese fa di un’assemblea svoltasi al liceo scientifico Vittorini di Milano su richiesta di uno studente e dedicata alla discussione delle tesi creazioniste. Con l’autorità che deriva loro direttamente dalla Genesi, gli studiosi del Centro sostengono che il mondo è stato fatto in sei giorni, che l’Universo non avrebbe più di seimila-diecimila anni e che il diluvio universale e l’arca di Noè sono fatti storici provati dall’esistenza dei fossili. Alla luce delle rivelazioni bibliche, è inaccettabile, per i creazionisti, che i testi di fisica in uso nelle scuole insistano nell’indicare un’età dell’universo nell’ordine delle decine di miliardi di anni e nell’illustrare acriticamente tecniche di datazione dei fossili dalle quali risulta che la vita sulla Terra esiste da circa quattro miliardi di anni. Per non dire dei libri di biologia, che ancora propugnano l’idea dell’evoluzione delle specie a partire da un antenato comune, passando sotto silenzio il lavoro svolto da ricercatori d’avanguardia sulle cime del monte Ararat (dove l’Arca ha toccato terra!) e, dove sarebbero stati rinvenuti i resti dell’Arca. Fin qui niente di nuovo. Le tesi creazioniste sono note da anni, anche se finora erano rimaste confinate in alcune aree degli Stati Uniti. La novità dell’iniziativa italiana è che il darwinismo non è attaccato per i suoi presunti effetti disgregatori sulla morale o sulla religione, ma per la sua associazione (peraltro del tutto infondata, ma non c’è neanche bisogno di dirlo) con una qualche parte politica. “La teoria di Darwin è funzionale all’egemonia della sinistra. È nata quando in Europa dominava la cultura del positivismo che è l’anticamera del marxismo”. Così ha dichiarato infatti Pietro Cerullo, consulente per l’istruzione della Provincia di Milano e già parlamentare di Alleanza Nazionale, illustrando lo spirito della manifestazione.Quella milanese non è stata la prima sortita in terra europea del creazionismo. A lungo considerato un fenomeno di sottocultura tipico dell’America rurale, da qualche tempo il movimento ha infatti incominciato a darsi da fare anche in Europa. La prima uscita è stata proprio nella patria di Darwin. A Gateshead, nel febbraio 2002, una scuola di orientamento religioso (privata, ma finanziata dallo Stato) ha infatti introdotto l’insegnamento del creazionismo accanto all’evoluzionismo, sostenendo che l’adesione all’uno o all’altra teoria sia comunque “un atto di fede”. Gli studenti sono stati invitati a servirsi della tavola periodica degli elementi come esempio dell’ordine divino, a vedere nei crateri lunari la prova della caduta e corruzione, a ritenere la presenza di informazione nel Dna come una cosa difficilmente spiegabile dal punto di vista scientifico. E, cosa particolarmente inquietante, a contestare le affermazioni scientifiche sull’età della Terra proponendo una “spiegazione biblica alternativa (sempre migliore)”. La reazione dei biologi inglesi è stata immediata: con un appello sottoscritto da eminenti scienziati tra cui Francis Crick, Richard Dawkins, John Maynard Smith e Roger Penrose (nonché dal Vescovo di Oxford), hanno sollecitato l’intervento del governo. Ebbene, gli ispettori inviati da Blair hanno concluso che il college di Gateshead può continuare così. Sulla scorta dell’esperienza britannica, la sortita creazionista nel nostro paese non andrebbe presa sottogamba. E sarebbe il caso forse che la comunità scientifica italiana si impegnasse a rispondere a simili iniziative, parlando chiaramente alle autorità ma anche e soprattutto ai cittadini. E senza temere di rivivere la defatigante lotta dei colleghi americani, che da decenni si confrontano con avvocati, telepredicatori, legislatori appesi ai sondaggi, ricercatori dalle dubbie credenziali e, soprattutto, con i quintali di carta straccia con cui viene spacciato il “creazionismo scientifico”. Al momento l’unica risposta forte alla “settimana” è stata la dura presa di posizione degli insegnanti di materie scientifiche (Anisn). La posta in gioco, in Italia come altrove, è infatti l’educazione, quel bagaglio di conoscenze condivise che debbono entrare nella formazione dei cittadini di domani.

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