Ambiente

Ambiente, un mondo senza Ddt era possibile

Il Ddt, il primo e più popolare insetticida moderno, aveva un “fratello” anche più efficace e meno tossico, ma per motivi politici ed economici, non fu mai utilizzato. Si chiamava Dfdt e a inventarlo erano stati gli scienziati nazisti. Dopo la sconfitta del Terzo Reich, però i loro studi furono liquidati dagli Alleati come scarsi e inadeguati, e caddero nell’oblio, lasciando il campo libero all’impiego massiccio del suo fratello più tossico, il Ddt. A raccontare la storia dimenticata del Ddt fluorinato sulle pagine del Journal of the American Chemical Society non sono gli storici ma alcuni scienziati della New York University che, sviluppando in laboratorio nuovi cristalli derivati dal Ddt, avevano individuato il Dfdt come meno tossico, scoprendo poi che qualcuno li aveva preceduti.

Dfdt, un Ddt addomesticato

Nell’immaginario popolare il Ddt, vietato dalla metà degli anni Settanta in molti paesi, è rimasto come l’insetticida per eccellenza. Negli anni Quaranta e Cinquanta, per esempio, intere regioni d’Italia furono irrorate di Ddt per combattere le pulci, vettori del tifo, e la zanzara anofele, vettore della malaria, soprattutto, Maremma e Sardegna.

Oggi il Ddt è fuorilegge in tutto il mondo, tuttavia, in alcuni paesi tropicali il potente insetticida è ancora utilizzato per combattere la malaria. “Con l’Organizzazione Mondiale della Sanità, riconosciamo l’urgenza di nuovi insetticidi”, spiega Michael Ward, chimico e tra gli autori della ricerca, e infatti il gruppo di ricerca era al lavoro proprio per ridurre l’impatto ambientale di simili insetticidi. Hanno così preparato una forma solida del nuovo composto, il Ddt fluorinato o Dfdt, e la hanno testata su zanzare – soprattutto le specie portatrici di malaria, dengue, febbre gialla – e moscerino della frutta. E il Dfdt uccideva le zanzare da due a quattro volte più velocemente. Si trattava ora di verificare se qualcuno prima di loro avesse sviluppato lo stesso composto.

Le ricerche dei nazisti

Chi ci aveva già pensato erano proprio gli scienziati del Reich. All’epoca le necessità di guerra, come spostare molti uomini in ambienti nuovi, spingevano la medicina militare a lavorare per evitare contagi che potessero indebolire le truppe. E per tenere sotto controllo gli insetti nella campagna di Russia e nel Nord Africa, gli studiosi nazisti avevano già sviluppato il Dfdt. D’altra parte, anche il Ddt era nato per le stesse ragioni ma sul fronte opposto: sviluppato dagli Stati Uniti, veniva impiegato per la lotta insetticida delle truppe yankees in Europa e nel Sud del Pacifico.

Come sarebbe andata la storia col Dfdt?

A guerra finita, i tecnici alleati vennero a conoscenza del Dfdt. Ma nonostante l’insetticida si dimostrasse più rapido nell’azione e meno tossico per i mammiferi, le ricerche naziste furono screditate. “Ci siamo davvero sorpresi nel conoscere come l’avversario del Ddt ha perso la gara per ragioni geopolitiche e circostanze economiche, più che per considerazioni scientifiche”, racconta Bart Kahr, tra gli autori del lavoro. Ancora nel 1948 lo svizzero Paul Müller, vincitore del premio Nobel per la Chimica proprio per aver scoperto il potere del Ddt nel contrastare la malaria, dichiarò che il Dfdt e non il Ddt sarebbe stato l’insetticida del futuro. Eppure il Dfdt fu dimenticato. Vinsero gli Alleati, così vinse il Ddt, con conseguenze però sull’ambiente e sulla salute di molti. Ma cosa sarebbe successo, si chiede Ward, se il Dfdt non fosse stato “oscurato”? “La vicenda ci costringe a pensare a una storia controfattuale della scienza”.

Giancarlo Cinini

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  • Scoprire che i difetti caratteriali umani (convenienza politica, denaro, invidia ecc...) possono influenzare il cammino delle scoperte migliori favorendone altre meno valide, nel campo scientifico-medico mi suscita rabbia, delusione e sfiducia.
    In altri campi solo disgusto nel vedere il predominio commerciale di soluzioni meno valide, es il VHS che sconfisse il Beta nella registrazione anni '80...

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