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Diabete, attenti allo sciroppo di mais

C’è zucchero e zucchero. Quello che mettiamo nel caffè e che vediamo con i nostri occhi, e quello nascosto in cibi e bevande confezionate, che può essere molto nocivo, proprio perché passa quasi inosservato. Un team di ricercatori inglesi e statunitensi lancia ora l’allarme su uno di questi zuccheri, ampiamente usato nell’industria alimentare e già da tempo al centro di diversi studi: lo sciroppo di mais. Secondo la ricerca condotta dagli scienziati dell’University of Southern California e della University of Oxford, guidati da Michael I. Goran, direttore del Childhood Obesity Research Center, lo sciroppo di mais ad alto contenuto di fruttosio (Hfcs), presente in dolciumi, bibite e altri cibi confezionati, sarebbe correlato a un forte incremento dei malati di diabete di tipo 2: fino al 20% in più nei paesi che lo utilizzano nella propria produzione alimentare rispetto alle nazioni che invece non ne fanno uso.

Lo studio ha in primo luogo messo a confronto i consumi di Hfcs in diverse nazioni. Tra i 42 paesi presi in esame dalla ricerca, pubblicata su Public Global Health, al primo posto, con il più elevato consumo pro capite di Hfcs, svettano gli Stati Uniti (25 kg all’anno), seguiti subito dopo dall’Ungheria, con un tasso annuo di 16 kg pro capite. Germania, Polonia, Grecia, Portogallo, Egitto, Finlandia e Serbia sono invece i paesi con il consumo più basso. Bene anche l’Italia che insieme con Australia, Cina, Danimarca, Francia, India, Irlanda, Svezia, Regno Unito e Uruguay si posiziona intorno agli 0,5 kg all’anno pro capite.

Gli scienziati hanno quindi cercato di estrapolare dei dati che correlassero i consumi di Hfcs all’incidenza di diabete di tipo 2, osservando come più è elevata l’assunzione del composto più alto è il numero di malati, indipendentemente dalla quantità totale di zuccheri assunti e dai livelli di obesità registrati nei paesi. In media, spiegano gli scienziati, le nazioni che consumano più Hfcs hanno una prevalenza dell’8% di diabete di tipo 2 contro il 6,7% di chi non ne usa, o lo fa in modo molto moderato.

Come spiegano i ricercatori, lo zucchero comune (saccarosio) contiene in egual misura glucosio e fruttosio, mentre l’Hfcs è principalmente costituito da fruttosio. Questo lo rende più dolce al palato, e regala un aspetto, un colore e una doratura migliori agli alimenti trasformati che lo contengono, oltre ad essere più economico. Tutti motivi che ne giustificherebbero apparentemente l’utilizzo. L’organismo umano, però, metabolizza in modo diverso glucosio e fruttosio. Quest’ultimo, infatti, viene metabolizzato soprattutto nel fegato, dove può essere facilmente convertito in grasso. Dato questo che può contribuire a dare una spiegazione all’aumento dell’insorgenza della steatosi epatica non alcolica negli ispanici degli Stati Uniti e negli abitanti del Messico (tra i principali consumatori di Hfsc).

“La maggior parte delle popolazioni sono ormai vittime di un appetito quasi insaziabile per gli alimenti dolci, ma il nostro metabolismo non si è sufficientemente evoluto per elaborare l’Hfcs nelle quantità che alcune persone consumano” scrive Stanley Ulijaszek dell’Università di Oxford, tra gli autori dello studio: “Questo sciroppo è presente in molti alimenti trasformati e in alcune bevande, ma i dati variano enormemente da paese a paese.”

All’interno dell’Unione Europea, per esempio, mentre alcuni paesi come la Svezia e il Regno Unito decidono di rifiutare le quote di Hfcs a loro assegnate (esistono infatti delle politiche agricole e commerciali che ne regolano la produzione), altri paesi, come l’Ungheria e Slovacchia, ne acquistano addirittura di supplementari. Fanno scorta dei quantitativi provenienti dai paesi che vi rinunciano. Tutto questo con importanti implicazioni per le politiche commerciali globali, che incidono soprattutto sulla salute pubblica. Da qui l’esigenza di nuove strategie sanitarie globali e la richiesta di una più corretta etichettatura che preveda l’indicazione del tenore di fruttosio e Hfsc negli alimenti trasformati.

“Se lo sciroppo di mais ad alto contenuto di fruttosio rappresenta un fattore di rischio per la diffusione del diabete, allora dobbiamo riscrivere le linee guida dietetiche nazionali e revisionare le politiche commerciali agricole” ha dichiarato Tim Lobstein della International Association for the Study of Obesity: “Lo sciroppo di mais ad alto contenuto di fruttosio dovrà essere annoverato insieme coi grassi trans e con il sale come ingrediente da evitare. E gli alimenti che lo contengono dovranno riportare sulle etichette un avvertimento”.

A fargli eco anche le dichiarazioni di Goran, che commentando i risultati ha detto: “Lo studio va ad arricchire una letteratura scientifica già consistente e crescente di testi che indicano come il consumo di Hfcs possa condurre a conseguenze negative per la salute ben più deleterie da quelle derivanti dall’utilizzo dello zucchero tradizionale“.

Riferimenti: Public Global Health Doi:10.1080/17441692.2012.736257

Credits immagine: Thomas Hawk/Flickr

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