Diabete: nel 2030 ne soffriranno 5 milioni di italiani

Un’agenda operativa di lotta al diabete basata su 3 punti: istituzione di Percorsi Diagnostico-Terapeutico Assistenziale (Ptda) sul diabete, riallocazione delle risorse e concreta partecipazione delle persone con diabete. La vogliono esperti e pazienti, come hanno sottolineato i rappresentanti delle più importanti società scientifiche e di malati riuniti in una serie di incontri regionali dal titolo “Il Piano Nazionale sulla Malattia diabetica al banco di prova dell’attuazione regionale: una valutazione di sistema”. Il tour, promosso da AboutPharma, con il patrocinio del Ministero della Salute e organizzato con il contributo di AstraZeneca, ha toccato quattro regioni – Puglia, Sicilia, Lombardia e Liguria – analizzando lo stato di attuazione del Piano Nazionale Diabete (Pnd) e livello locale.

“Il Pnd è il documento più importante in materia di assistenza alla persona con diabete dai tempi della legge 115 del 1987 ed è l’unico Piano dedicato a una specifica patologia cronica non trasmissibile e pubblicato in Gazzetta Ufficiale, ponendosi così come pietra miliare nella storia dell’assistenza alla cronicità in Italia”, ha spiegato Paola Pisanti, dirigente del Ministero della Salute, Presidente della Commissione Nazionale Diabete, intervenendo all’incontro conclusivo a Roma.

E che si tratti di una delle principali cronicità che il Sistema Sanitario dovrà affrontare lo dimostrano i numeri: secondo i dati Istat 2013, in Italia il diabete interessa il 5,4% della popolazione, il che vale a dire che più di 3 milioni di italiani ne soffrono, tanto che l’Organizzazione Mondiale della Sanità parla di vera e propria “epidemia. Se non saranno messe in atto misure di contenimento e gestione della malattia gli esperti stimano che nel 2050 gli italiani diabetici potrebbero essere 5 milioni. Il diabete di tipo 2 rappresenta il 90% dei casi: la prevalenza aumenta con l’età fino a raggiungere il 20,4% nelle persone con età uguale o superiore ai 75 anni. Per quanto riguarda la distribuzione geografica in Italia, la prevalenza è più alta nel Sud e nelle isole, con un valore del 6,6%, seguita dal Centro con il 5,3% e dal Nord con il 4,6%.

“Nonostante si riscontrino elevati tassi di prevalenza e un alto rischio di complicanze, la gestione del diabete rappresenta un modello di riferimento tra le patologie croniche, poiché si presta ad essere definito da un percorso diagnostico-terapeutico abbastanza delineato”, ha sottolineato Americo Cicchetti, professore di Organizzazione Aziendale e Direttore dell’ALTEMS dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. I percorsi devono essere costruiti, poi, secondo l’approccio dell’health technology assessment: farmaci e dispositivi devono essere selezionati secondo il loro profilo di costo-efficacia.“L’Italia ha una formidabile rete di assistenza specialistica diabetologica, che che va solo ottimizzata a costo zero, eliminando piccoli ambulatori isolati i cui professionisti vanno collocati in centri dotati di tutte le risorse necessarie. Una rete di secondo e terzo livello che va integrata con la rete di primo livello (i MMG) anche grazie all’uso massiccio dell’informatica“, ha dichiarato Enzo Bonora, Presidente della Società Italiana di Diabetologia.

“Una concreta attuazione degli obiettivi del Piano deve prevedere l’effettivo coinvolgimento delle Associazioni pazienti nei tavoli decisionali, come anche auspicato nel più recente Patto della Salute, con il fine ultimo di raggiungere quei livelli di assistenza appropriati che costituiscono la condizione preliminare essenziale per migliorare la qualità di vita delle persone”, ha sottolineato infine Egidio Archero, Presidente della FAND.

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