Categorie: Società

Dieci giorni in più

A qualcosa sono serviti i presìdi degli ambientalisti davanti a Montecitorio, l’appello degli intellettuali in sostegno della Lipu  (Maurizio Costranzo, Susanna Tamaro, Dacia Maraini tra i firmatari),  le proteste di 30 parlamentari della maggioranza in dissenso con i loro compagni di partito. Le cose potevano effettivamente, dal loro punto di vista, andare peggio.

L’articolo 43 della Legge Comunitaria che modifica la normativa nazionale sulla caccia, approvato oggi alla Camera con 349 sì, 126 no e 32 astenuti, permette la tanto osteggiata deroga sui calendari venatori, ma pone limiti inderogabili alla facoltà delle Regioni di posticipare la chiusura della stagione venatoria. Le doppiette, dice il provvedimento, dovranno essere messe a riposo per tutti non oltre la prima decade di febbraio. E’ una novità di rilievo rispetto alla legge attuale che prevede date fisse per l’ apertura e chiusura della caccia (1° settembre- 31 gennaio) su tutto il territorio nazionale.

Il testo votato oggi, che dovrà passare al Senato, contiene anche un altro passaggio che stava molto a cuore al “fronte anti-caccia”: per ottenere il posticipo dei termini del calendario venatorio sarà necessario il parere preventivo e vincolante dell’Ispra.

Sventata quindi la completa deregolamentazione che le 19 associazioni ambientaliste, unite in questi giorni nella protesta, avevano tanto temuto. Preoccupazioni non infondate visto che il testo del comma 2b dell’articolo 43, pur modificato da quello presentato in Senato (vedi Galileo), arrivava  in aula con una pericolosa concessione alle Regioni di posticipare “sine die” i termini del calendario venatorio. Va ricordato poi che la deroga di cui si parla riguarda solamente alcune specie di uccelli. Per tutte le altre e per i mammiferi restano in vigore le vecchie date fisse. (g.d.o)

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