Dimmi come cataloghi…

Folksonomia. Ovvero la tassonomia che viene dal basso, da quelle centinaia di migliaia di utenti del web che decidono di ordinare il mondo virtuale (foto, testi, musiche, siti web) secondo proprie categorie. Un mondo almeno apparentemente caotico, dove ognuno segue la gerarchia del proprio interesse, applicando agli elementi quelle etichette (tag) che meglio corrispondono al proprio modo di vedere le cose. Eppure, a studiare questo sistema, si capisce che dal caos può emergere un ordine. Che alcuni tag sono più frequenti di altri, che gli utenti, alla fin fine, usano più o meno le stesse parole chiave, che è possibile insomma individuare alcuni criteri comuni di catalogazione secondo una logica tutta umana, che nessun sistema di intelligenza artificiale è ancora riuscito a riprodurre.

Tanto che gli utenti che “taggano” riescono anche a trovare risorse interessanti seguendo i tag altrui.Pur non avendo un coordinamento centrale, insomma, questa attività mostra che l’interazione degli utenti produce una dinamica collaborativa. Il risultato è una tassonomia dell’informazione globalmente coerente, tenuta insieme da questa “colla semantica” rappresentata proprio dai tag. Studiare il tagging – cioè questo sistema spontaneo di classificazione – è appunto l’obiettivo del progetto TAGora, ideato da un gruppo di fisici e informatici del Cnr-Infm e dell’Università La Sapienza di Roma, guidati dal fisico Vittorio Loreto.Il progetto ha appena ricevuto un finanziamento triennale da parte dell’Unione europea, e la collaborazione del Sony Computer Science di Parigi, di due gruppi di ricerca tedeschi (delle Università di Koblenz-Landau e di Kassel) e di uno inglese (Università di Southampton).

“Studiare il fenomeno della catalogazione è utile per chi si occupa di motori di ricerca: l’obiettivo è quello di trovare un nuovo sistema che aiuti a trovare i documenti sul web in modo diverso da quanto accade oggi” spiega Andrea Baldassari, fisico dell’ateneo romano e tra i ricercatori del progetto. In qualche modo si tratta di superare quel concetto di “web semantico” concepito dal padre del world wide web Tim Berners-Lee: un web più intelligente che sia in grado di analizzare e capire le richieste del navigatore quando cerca un documento in rete e dare risposte meno primitive, magari stabilendo una gerarchia tra i diversi elementi.

“Ma già oggi sembra che l’architettura del web semantico sia un po’ troppo rigida, cioè che non sfrutti appieno le infinite potenzialità di catalogazione dei documenti”. Il progetto europeo dovrebbe servire proprio a trovare altre strade.Un classico esempio di “tagging” è rappresentato da Flickr, un sito di gestione di immagini pubbliche. Qui ciascuno inserisce le proprio foto e ne dà una descrizione del contenuto attraverso un tag. Cliccando sui tag più frequenti è poi possibile accedere a tutti i documenti catalogati secondo quelle parole-chiave.

“Un altro sito molto interessante – continua Baldassarri – è delicious. E si capisce che il sistema può essere usato non solo per le immagini, ma anche per i siti, per i testi e così via”. Anche i siti italiani hanno cominciato a utilizzare questo sistema: su scrive.it un sistema di tagging consente di ritrovare le recensioni relative a una determinata parola chiave. Qualcuno ha già pensato di sfruttare al meglio le potenzialità del sistema: per esempio progettando dei giochi online – cui partecipano in migliaia – che chiedono agli utenti di indovinare i tag associati a una determinata immagine. Dai tentativi fatti è possibile capire quali tag siano ritenuti più appropriati di altri, e dunque quale tipo di catalogazione funzioni meglio di un’altra. Ovvio che giganti della rete come Google Image si siano dichiarati interessati alla faccenda.

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