Una straordinaria (per ricchezza e complessità) serie di impronte fossili di dinosauri è stata ritrovata nel comune di Dro, in Trentino. Negli ultimi decenni sono state molte le impronte di dinosauri rivenute in Italia. Ma l’elevato numero di esemplari, le dimensioni e l’eccezionalità di alcune piste, così come l’estensione dell’affioramento, rendono questo sito particolarmente rilevante. Il dato più significativo è l’età delle tracce scoperte che dovrebbero risalire al Giurassico inferiore, più precisamente al periodo compreso tra il Sinemuriano e il Pliensbachiano, ovvero circa 190 milioni di anni fa. Solo pochissimi siti al mondo conservano tracce risalenti a questa epoca geologica così riconoscibili e così estese, e non si erano mai trovate successioni così lunghe di orme continue.
Secondo gli esperti, è ancora ancora prematuro tentare di attribuire le orme a specie precise. Tuttavia, i primi rilievi effettuati indicano che tra i carnivori erano presenti grossi predatori lunghi circa cinque metri, simili probabilmente a Sarcosaurus o a Saltriosaurus, pesanti più di 200 chilogrammi. La maggior parte di essi sembra camminasse tranquillamente, ma alcune successioni di passi (in un caso oltre i 50 metri di lunghezza) indicano anche corse a velocità moderata, fino ai 10 km all’ora. I dinosauri predatori con orme piccole e poco profonde sono i più numerosi. Almeno una successione di passi è attribuibile ad un predatore pesante attorno ai 70 chilogrammi e lungo poco più di tre metri che correva a quasi 20 Km/h.
Le tracce sono state individuate per caso da due alpinisti di Bolzano durante un’escursione su un gruppo di grandi placconate calcaree dette Coste dell’Anglone. I due hanno intuito che una serie di cavità irregolari potessero essere in realtà le orme impresse nella roccia calcarea da qualche dinosauro. In più, le tracce avevano tutto l’aspetto di quelle che affioravano, su superficiali simili, sono pochi chilometri più ad est, nel sito dei Lavini di Marco, presso Rovereto.
Il ritrovamento è stato confermato dai tecnici del Servizio Geologico della Provincia Autonoma di Trento, dei ricercatori del Museo Tridentino Scienze Naturali e della Fondazione Bruno Kessler – irst (n.n.).
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