Salute

Dipendenza da cocaina: complici i recettori della dopamina nell’amigdala

Il consumo abituale di cocacina può facilmente generare dipendenza. Per chi decide di smettere le opzioni terapeutiche disponibili sono prettamente di sostegno psicologico: terapia cognitivo comportamentale, o “programmi in dodici passi”, sul modello di quelli utilizzati dagli alcolisti anonimi. Uno studio pubblicato sulla rivista eNeuro dai ricercatori della Oregon Health & Science University prospetta però una nuova possibilità: bloccare farmacologicamente i recettori per la dopamina nell’amigdala aiuterebbe infatti a diminuire gli effetti della cocaina, riducendo il consumo e aumentando così le possibilità di superare la dipendenza.

La dipendenza da cocaina nei topi

Lo studio è stato svolto su topi, e ha indagato in che modo i recettori per la dopamina presenti in diverse aree dell’amigdala influenzino il consumo di cocaina. Per ricreare al meglio il comportamento di una persona che sviluppa una dipendenza i ricercatori hanno utilizzato un setup sperimentale in due fasi. I roditori sono stati messi in condizione di auto-somministrarsi la sostanza, ma non in modo diretto: premendo una leva posta all’interno della loro gabbia ne potevano far spuntare una seconda, premendo la quale veniva somministrata la cocaina. In questo modo i ricercatori ritengono di aver simulato due aspetti importanti della dipendenza: la ricerca della sostanza, il cosiddetto craving, rappresentata dalla pressione della prima leva per rivelare la seconda, e il consumo vero e proprio di cocaina, rappresentato dal secondo e ultimo step in cui premendo la leva veniva rilasciata la sostanza.

Una volta addestrati gli animali, i ricercatori hanno utilizzato dei farmaci per bloccare i recettori della dopamina in due aree della loro amigdala: il complesso basolaterale e il nucleo centrale. E hanno scoperto due effetti differenti: quando i farmaci agivano sul complesso basolaterale ricerca e consumo della cocaina diminuivano lentamente, ma i risultati si mantenevano anche spostando i topi in un nuovo ambiente. Mentre nel caso del nucleo centrale, bloccando l’azione dei recettori della dopamina si assisteva a una diminuzione repentina di ricerca e consumo della sostanza, ma gli effetti sparivano velocemente quando i roditori si trovavano in un nuovo ambiente.

Bloccare la dopamina nell’amigdala

I risultati – spiegano i ricercatori – contribuiscono a dimostrare che bloccando l’azione della dopamina nell’amigdala è possibile diminuire gli effetti della cocaina, e facilitare così il superamento della dipendenza. Al contempo, rivelano anche il ruolo differente che giocano il complesso basolaterale e il nucleo centrale dell’amigdala nell’insorgenza della dipendenza da cocaina, e offrono quindi indicazioni importanti per lo sviluppo futuro di terapie farmacologiche ad hoc.

Riferimenti: eNeuro

Simone Valesini

Giornalista scientifico a Galileo, Giornale di Scienza dal 2012. Laureato in Filosofia della Scienza, collabora con Wired, L'Espresso, Repubblica.it.

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