Spazio

Come riporteremo sulla Terra i campioni marziani

Le rocce lunari ci hanno permesso di sbrirciare nella storia e nell’evoluzione del nostro satellite. Almeno in parte molto avranno ancora da raccontarci in futuro, visto che il loro studio è tutt’ora in corso. Ma nella caccia ai campioni provenienti da altri mondi – asteroidi compresi – le ambizioni oggi riguardano il Marte. E, neanche a dirlo, mirano in alto, con la realizzazione di una complessa serie di missioni robotiche che dovranno funzionare a dovere per permetterci alla fine di mettere le mani sopra i campioni marziani. Ancora prima però sarà necessario progettare e costruire materialmente queste missioni. E l’Esa ha infatti appena annunciato di aver lanciato una call per scegliere i partner industriali che costruiranno il taxi marziano.

Una flotta per i campioni marziani

Piccolo recap. Il taxi marziano – più correttamente Earth Return Orbiter – è parte della Mars Sample Return, il progetto congiunto della Nasa e dell’Esa per portare Marte sulla Terra. Come illustra l’infografica a seguire, l’orbiter entrerà in scena solo nella parte finale del progetto. Prima il lavoro spetterà a lander e rover che dovranno coordinarsi per identificare, collezionare e preparare alla spedizione i campioni marziani.

Credits: ESA–K. Oldenburg

Un lavoro di squadra, enorme, ambizioso, difficile. Nella prima fase del progetto il rover della Nasa Mars2020 studierà il pianeta preparando e mettendo da parte i campioni. Si spera almeno 500 grammi, prelevati dal cratere Jezero, sede di un antico lago e con il delta di un fiume ben visibile.

Il cratere Jezero, ripreso dal Mars Reconnaissance Orbiter (Foto: NASA/JPL-Caltech/ASU)

Questi campioni marziani verranno quindi recuperati da un rover dell’Esa (Sample Fetch Rover) e trasportati a una piattaforma ammartata e allestita dalla Nasa per il lancio. Già: perché una volta impacchettati a dovere, in maniera analoga ai cargo diretti verso la Stazione spaziale, quei preziosi campioni marziani saranno spediti dalla superficie del pianeta in orbita, per la prima volta nella storia, con il Mars Ascent Vehicle (MAV). Dopo il liftoff e l’arrivo in orbita il pacco con i campioni marziani (grande più o meno quanto un pallone da calcio) sarà quindi acciuffato dall’orbiter dell’Esa e comincerà il suo lungo viaggio (circa 13 mesi) verso casa.

Una caccia al tesoro interplanetaria

Perché tutto vada come previsto e sperato sarà necessario che tutti i lanci, i successivi atterraggi e la preparazione dei campioni siano un successo. Così come il rendezvous dell’orbiter dell’Esa con il pacco diretto sulla Terra. Un progetto ambizioso. “Abbiamo la responsabilità di trovare, catturare e trasportare questi preziosi tesori marziani fino a casa per analizzarli attentamente nei nostri lanoratori terrestri”, ha commentato Sanjay Vijendran, che coordina il progetto per conto dell’Esa, “E’ una caccia al tesoro interplanetaria!”. Le tempistiche non sono ancora del tutto chiare: Mars2020 partirà nel 2020 ed entro il 2026 dovrebbe partire l’orbiter della Nasa. Si stima che nel complesso dovremmo aspettare fin verso il 2030 o giù di lì per mettere le mani sui campioni marziani. Ma come faceva notare lo scorso anno anche l’astrofisico dell’Inaf John Robert Brucato bisognerà prepararsi anche sulla Terra ad accogliere i campioni marziani, allestendo facility ad hoc che preservino inalterati i campioni nel tempo, in maniera analoga a quanto fatto con la Lunar Sample Laboratory Facility di Houston per le rocce lunari.

Riferimenti: Esa

Immagine copertina – Credits: ESA/ATG Medialab

Anna Lisa Bonfranceschi

Giornalista scientifica, a Galileo Giornale di Scienza dal 2010. È laureata in Biologia Molecolare e Cellulare e oggi collabora principalmente con Wired e La Repubblica.

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