Dal pentagramma agli assi ortogonali per dare forma alla musica assegnando a ogni accordo o scala un punto da rappresentare in complessi spazi geometrici. A ideare un nuovo metodo per traslare il linguaggio delle note in quello della geometria contemporanea sono stati tre professori di musica, Clifton Callender della Florida State University, Ian Quinn della Yale University e Dmitri Tymoczko della Princeton University. Lo studio in cui viene illustrata la “Teoria della musica geometrica” è apparso sull’ultimo numero di Science, e permette di analizzare e confrontare diversi generi musicali.
Il rapporto tra musica e matematica ha da sempre affascinato gli studiosi e l’esperimento dei tre ricercatori non è certo il primo che tenta di dare una forma geometrica ai suoni. Nel loro studio, i musicisti hanno preso diverse sequenze di note, accordi, scale o ritmi e le hanno catalogate e distinte in “famiglie”. Questi insiemi sono stati poi rappresentati come punti in un complesso spazio geometrico bidimensionale. Traducendo quindi i brani musicali, ognuno di questi poteva essere visualizzato con una propria forma confrontabile con gli altri da un punto di vista geometrico.
Utilizzando musica occidentale, gli autori hanno mostrato diversi modi per classificarla in una sorta di simmetrie ottiche (in cui, per esempio, si considera quante volte ciascuna nota viene ripetuta) e hanno trovato cinque simmetrie che possono essere combinate per descrivere molteplici concetti musicali. “L’aspetto più interessante è che possiamo visualizzare la struttura logica di questi concetti”, ha spiegato Tymoczko: “In qualche modo possiamo rappresentare la storia della musica come un lungo processo di esplorazione di diverse simmetrie e geometrie. La nostra teoria potrebbe essere utilizzata per verificare l’esistenza di nuove scale o accordi ancora sconosciuti o per confrontare i diversi generi musicali”. (s.m.)
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