Donne: l’informazione è off-limit

I media sono “gender correct”? Come si valuta  la loro sensibilità verso le questioni di genere? E il loro ruolo è semplicemente quello di trasmettere le informazioni su questo argomento o sono parte attiva nell’attuazione della Dichiarazione di Pechino sui diritti delle donne, firmata ormai quindici anni fa? Per trovare una risposta a queste domande e per realizzare un indicatore della sensibilità dei media per le questioni di genere, l’iniziativa annuale dell’Unesco Women Make the News” (WMN) del 2010 è dedicata al tema “Towards Gender Sensitive Indicators for Media: Best Practices for Gender Perspective in Media and in Media Content”.

WMN viene promossa ogni anno in occasione della Giornata Internazionale delle Donne. Questo 8 marzo, l’organizzazione ha chiesto ad agenzie di comunicazione, associazioni professionali, unioni dei giornalisti e a tutti coloro che lavorano nei media di condividere il proprio pensiero sull’uguaglianza di genere nei mezzi di informazione. C’è tempo fino al 30 marzo per contribuire inviando le proprie idee su come misurare questo valore e per condividere le best practice, attraverso il link Join the campaign box. Le informazioni aiuteranno l’Unesco a sviluppare un indicatore che sarà poi pubblicato sul sito di WMN. L’organizzazione ha anche invitato i direttori dei giornali, radio e televisioni a unirsi all’iniziativa e produrre programmi dedicati alle questioni di genere e ha chiesto di affidare a giornaliste e reporter la responsabilità editoriale delle news per la durata della campagna.

La necessità di una simile iniziativa emerge con forza anche dal quarto Global Media Monitoring Project, il più grande studio a livello globale sulla presenza delle donne nel mondo dei mezzi di informazione. A distanza di cinque anni dall’ultimo resoconto, lo scorso primo marzo sono stati infatti diffusi i risultati preliminari del nuovo rapporto “Who Make the News?”, basati sul monitoraggio dei principali media di 42 paesi in Africa, Asia, America Latina, Carabi, Isole del Pacifico e Europa, per un totale di quasi 7.000 notizie e oltre 14.000 soggetti (i dati sugli Usa, che completeranno il rapporto, saranno disponibili il prossimo settembre).

I tre rapporti precedenti (1995, 2000 e 2005) hanno mostrato un mondo in cui le donne sono decisamente sottorappresentate rispetto agli uomini, quasi assenti sia come oggetto di notizia sia come portavoce di un punto di vista o di un’opinione. Oggi, le cose sembrano andare leggermente meglio. Per quanto riguarda la presenza femminile in generale, il rapporto rivela che il 24 per cento delle persone intervistate o di cui si è parlato è donna. Un passo avanti rispetto al 17 per cento del 1995 e al 21 per cento del 2005. L’incremento, però, si deve soprattutto alla presenza di donne famose intervistate come opinioniste (ambito in cui si è quasi raggiunta la parità dei sessi), piuttosto che come esperte in qualche materia (dove la proporzione uomini/donne è di cinque a uno). La conquista maggiore si è avuta nelle news riguardanti “scienza e salute” (in cui si è passati dal 22% del 2005 al 37% del 2010), che però ricevono minor attenzione da parte dei media rispetto ad altri temi (appena il 10% delle news monitorate riguardano questi argomenti). Nelle questioni più gettonate, l’incremento è stato assai più modesto (si è andati dal 20% al 21% nelle notizie riguardanti l’economia, e dal 14% al 18% in quelle sulla politica). Inoltre, soltanto il 16 per cento delle storie riportate hanno come protagoniste delle donne (nel 2005 la percentuale era al 10%). Va un po’ meglio, però, nelle vicende di politica e di economia, dove si è passati, rispettivamente, dall’8 al 18 per cento e dal 3 al 7 per cento.

Infine, uno sguardo all’attenzione riservata alle discriminazioni e all’equità di genere rivela che la copertura mediatica è pressoché inesistente: le notizie su questi temi rappresentano appena l’1,5 per cento delle news totali. 

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