Dopo Sandy, come prevedere gli uragani?

Sandy si è abbattuta sugli Stati Uniti, allagando Manhattan e causando almeno 13 morti (qui come seguirla online). A far paura ora è lo spettro di uragani simili che nei prossimi tempi potranno abbattersi sugli Usa, ma per i quali mancheranno occhi. Come denuncia il New York Times, infatti, gli Stati Uniti rischiano di rimanere un anno, forse di più, senza satelliti capaci di restituire immagini preziose sul cammino degli uragani. Colpa di un insieme di fattori, dalla mancanza di finanziamenti a ritardi nei lanci, che hanno prodotto una generica cattiva gestione del problema.

Nel loro giro intorno al globo infatti, i satelliti sono strumenti essenziali per inseguire le tempeste mappandone i percorsi, battendole sul tempo (anticipandone le mosse con cinque giorni di anticipo), fornendo le basi per previsioni fondamentali per pianificare le misure necessarie a tutelare la sicurezza dei cittadini. Per dirla con le parole di Craig J. Craft, parte della commissione che gestisce le emergenze per la Nassau County di Long Island, senza previsioni accurate sarebbe “alquanto difficile sapere quando premere il grilletto (quello che mette in moto i piani emergenza, nda)”.

I satelliti polari attuali infatti – quelli che nelle loro orbite passano sopra i poli – secondo gli esperti sarebbero in dirittura di arrivo, operando già oltre la loro durata programmata o comunque al limite della loro vita operazionale. E i sostituti – i Joint Polar Satellite System (Jpss), la nuova generazione di satelliti polari per le osservazioni meteorologiche targata Noaa e Nasa –  tardano ad arrivare (si parla del 2017). Non abbastanza in tempo per scongiurare del tutto un pericoloso buco nelle osservazioni dall’alto.

Secondo alcuni esperti esterni, il progetto dei nuovi satelliti sarebbe stato mal gestito, generando un gap che può essere solo in parte colmato da misure dell’ultimo momento, quali l’urgente revisione dei disegni della strumentazione e del badget per quel “ programma non funzionante che è diventato fonte di imbarazzo nazionale a causa di problemi di gestione cronici, come la stessa Jane Lubchenco della Noaa lo ha definito.

Ma la mancanza dei Jpss non rischia di farsi sentire solo per quel riguarda le previsioni sugli uragani, per i quali sono davvero fondamentali: basti pensare che il principale computer che si occupa di seguire il percorso di Sandy si affida per l’84% ai dati acquisiti dai satelliti polari. I Jpss infatti dovrebbero anche essere dotati di una serie di sensori di temperatura e umidità essenziali per lo studio del clima a livello globale.

Anche per questo, questa estate il Government Accountability Office avrebbe chiesto alla Noaa di trovare soluzioni alternative, che prendano in considerazione anche l’utilizzo, per tutta la durata del gap, di satelliti militari o commerciali per le osservazioni necessarie nelle previsioni meteorologiche (anche se sarebbe stato proprio il tentativo di far incontrare progetti civili e militari, una decina di anni fa, a dare origine ai problemi). La soluzione però non sembrerebbe vincente, sia per problemi di budget che di tempo e, per ora, la Noaa, che si impegna a mantenere le scadenze almeno per il 2017, starebbe attingendo a fondi alternativi per finanziare il progetto più urgente, e i modi in cui intende farlo sono attesi in settimana dal parlamento statunitense.

Per adesso a tappare i buchi sarà Suomi Npp, un satellite meteorologico nato proprio con lo scopo di fare da ponte tra i vecchi satelliti e i successivi, in ritardo. Suomi è stato lanciato lo scorso anno ma problemi tecnici ne avrebbero accorciato la vita operazionale a soli tre anni. Tanto che se dovesse spegnersi, il pericolo è quello di un buio quasi totale. Tra il 2016 e il 2018 probabilmente.

Via: Wired.it

Credits immagine: NASA/JPL-Caltech

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here