Dormire bene può essere una questione di geni. Una ricerca pubblicata sui Proceedings of the National Academy of Sciences e condotta da Hans-Peter Landolt, fisiologo dell’Università di Zurigo, ha rivelato che la presenza di particolari mutazioni cromosomiche ereditarie favorisce sonni lunghi e tranquilli. La fase più importante del riposo notturno, necessaria per ricaricare l’organismo, è il sonno profondo, quando l’attività cerebrale è minima. È noto che alcune sostanze possono compromettere la capacità di dormire, agendo sull’azione di neurotrasmettitori come l’adenosina. Per esempio, la caffeina interferisce con un enzima, detto adenosina deaminasi (Ada), deputato alla degradazione del segnale chimico nel cervello. In alcuni individui, l’attività di Ada può causare insonnia. I ricercatori svizzeri hanno confrontato la sequenza del gene che regola la produzione dell’enzima in 119 volontari, alcuni dei quali sensibili alla caffeina e altri no. Dall’analisi del Dna è emerso che le persone sulle quali la caffeina non sortisce effetti presentano mutazioni in grado di inibire l’attività enzimatica. I soggetti di questo gruppo giovano di sonni lunghi e intensi, in media mezz’ora in più rispetto agli altri. Secondo Landolt, il 10 per cento di loro ha ereditato le mutazioni dai genitori. La scoperta potrebbe aprire la strada alla cura dei disturbi del sonno, intervenendo sul metabolismo dell’adenosina o inibendo l’azione di Ada. (a.p.)
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