Deepwater Horizon: un anno di segreti e malattie

    Il 20 aprile del 2010 esplodeva nel Golfo del Messico la Deepwater Horizon, piattaforma petrolifera della British Petroleum (Bp), causando il più grave disastro ambientale nella storia americana. A un anno di distanza, Greenpeace mette online i documenti ”segreti” dell’incidente da cui si evincono ”i tentativi del governo americano e della Bp di ridimensionarne la portata”. È, infatti, accessibile a tutti il sito web PolluterWatch, una sorta di Wikileaks dell’ambiente, dove sono presenti ”30.000 pagine di documenti riservati sinora inediti, ottenuti grazie alle norme Usa sulla libertà d’informazione”. Tra i documenti pubblicati c’è la corrispondenza riservata tra il governo Usa e Bp, contrasti tra scienziati e amministrazione, e la registrazione delle conversazione dei piloti in volo sulla zona.

    Soccorritori a rischio

    L’operazione di trasparenza portata avanti dall’associazione ambientalista ha come scopo quello di facilitare le richieste di indennizzo da parte di decine di migliaia di cittadini danneggiati. Tra questi, anche alcuni dei soccorritori che in quei drammatici giorni e nei mesi successivi cercarono di bloccare la fuoriuscita di petrolio dalla Deepwater Horizon e che oggi accusano una malattia “misteriosa”, come denuncia Discovery Channel. Secondo il National Institute for Occupational Safety and Health, sono stati 52.000 i lavoratori che hanno prestato servizio dal momento dell’esplosione all’agosto 2010. Di questi, 415 hanno riportato problemi di salute: principalmente irritazione alla gola e agli occhi, infezioni del tratto respiratorio, mal di testa e nausea. Ma in occasione del triste anniversario del disastro della Deepwater Horizon, Bernard Goldstein, tossicologo ambientale e professore all’Università di Pittsburgh, denuncia la scarsa affidabilità dei metodi governativi per la raccolta di questi dati: i fondi per studiare le condizioni di salute dei lavoratori sono stati stanziati solo a sei mesi dall’incidente, perdendo così tempo prezioso per poter analizzare gli effetti dell’esposizione al benzene, elemento cancerogeno presente nel petrolio grezzo, che scompare dal sangue di chi l’ha inalato già dopo quattro mesi.

    Record di spiaggiamenti

    Anche la salute degli animali che popolano le acque del Golfo del Messico sembra soffrire ancora le conseguenze del disastro. Nel corso dell’ultimo anno si è registrato un aumento allarmante di morti e spiaggiamenti di piccoli di delfini dal naso di bottiglia (Tursiops truncatus). Secondo Ian MacDonald, biologo marino alla Florida State University, i circa 160 esemplari deceduti che sono stati individuati rappresentano solo la punta dell’iceberg. Anche la mortalità delle tartarughe marine è cresciuta: 141 nei primi mesi del 2011, un numero considerato sopra la media. Insomma, anche se la maggior parte delle acque che bagnano le coste della Louisiana è tornata limpida, ci sono segnali concreti che l’ecosistema marino non si sia ancora ristabilito.

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