Dove petrolio significa repressione

Ancora violenze e abusi per le popolazioni della regione petrolifera del delta del Niger. La denuncia è contenuta nel rapporto “Rivendicare diritti e risorse: ingiustizia, petrolio e violenza in Nigeria” di Amnesty International, che presenta nuove prove di violazioni dei diritti umani degli abitanti della zona. Le comunità locali che protestano contro le compagnie petrolifere o che sono sospettate di sabotare le attività estrattive rischiano, infatti, severe punizioni da parte delle forze di sicurezza nigeriane. A dieci anni di distanza dall’uccisione, rimasta impunita, dello scrittore e attivista per i diritti civili Ken Saro-Wiwa e dei suoi otto compagni, l’estrazione e la produzione di petrolio in Nigeria continuano a essere condotte in un clima di privazioni, ingiustizia e violenza sulla popolazione. E per chi si ribella non c’è scampo. Il rapporto di Amnesty chiede chiarezza in particolare su alcuni episodi avvenuti nel febbraio scorso al terminal petrolifero di Escravos e nella comunità di Odiosa, che vedono coinvolte le aziende Chevron e la Shell Nigeria. Qui militari e poliziotti si sono resi colpevoli di uccisioni, stupri e distruzione di villaggi nel tentativo di bloccare le comunità in lotta per un ambiente più sano e per una più equa distribuzione delle risorse. Ma nessuna inchiesta è stata aperta. Per questo Amnesty chiede al governo nigeriano e alle aziende coinvolte di condurre inchieste complete e indipendenti sui fatti e di portare i responsabili di fronte alla giustizia. (r.p.)

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