Dubbi sui primi segni di vita dell’Universo

Li avevano ribattezzati i primi vagiti dell’Universo: la rivelazione, da parte del team del progetto BICEP2 al Polo Sud, dell’esistenza di onde gravitazionali primordiali nella radiazione cosmica di fondo. Una conferma alla teoria del Big Bang e in particolare a quella dell’inflazione, ovvero all’espansione accelerata iniziale dell’Universo. Questa fotografia del cosmo primordiale, risalente ad appena dopo la grande esplosione (10-35 secondi) era stata accolta come una scoperta da Nobel, superiore se possibile a quella del bosone di Higgs.

A due mesi dell’annuncio, però, cominciano ad arrivare le prime perplessità su questa importante scoperta (qualcuno le aveva già sollevate all’indomani dell’annuncio stesso, altri invece hanno trovato quanto meno bizzarro dare una notizia del genere prima dell’ufficialità della pubblicazione dei risultati). Il dubbio su cui si interrogano i cosmologi, come racconta il Washington Post, è che quanto rivelato da BICEP2 sia solo un artefatto prodotto dalla polvere presente nella nostra galassia. Quanto visto dall’esperimento BICEP2 – ovvero la polarizzazione della radiazione cosmica di fondo – infatti potrebbe sì esser stato prodotto sì dalle onde gravitazionali primordiali, ma anche la polvere presente nella Via Lattea potrebbe emettere microonde che mimino lo stesso tipo di segnale.

Non nega il problema neanche John Kovac, l’astrofisico di Harvard a capo di BICEP2, che pur dichiarandosi fiducioso su quanto osservato (i cosiddetti B modes, la polarizzazione causata dalle onde gravitazionale), ammette che solo l’arrivo di nuovi dati, come quelli provenienti dal telescopio spaziale Planck dell’Esa, potranno contribuire a chiarire le perplessità. Da parte sua, continua, può solo affermare di aver fatto del proprio meglio per escludere che le polarizzazioni della radiazione cosmica di fondo siano dovute alla polvere galattica, e al tempo stesso sostiene che quanto osservato è un effetto maggiore di quello che potrebbe essere prodotto dalla sola polvere.

Certo è, continua Kovac, eliminare ogni tipo di incertezza è utopistico, e non scientifico. E anche Jamie Bock, astrofisico del Caltech coinvolto nelle ricerche – pur ammettendo che i modelli utilizzati per stimare gli effetti della polvere galattica non siano così buoni – precisa che i dubbi sollevati dalla comunità scientifica non fanno che parte del modo in cui la scienza funziona: “Questo è il mondo in cui lavora la scienza. È un risultato veramente entusiasmante. Ci aspettiamo che le persone vogliano esserne sicure. Noi stessi vogliamo esserlo”.

Via: Wired.it

Credits immagine: rAmmoRRison/Flickr

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