Categorie: Vita

Due specie ben distinte

Uno degli interrogativi più intriganti della paleoantropologia è se i nostri antenati, uomini e donne di Cro-Magnon, si siano incrociati o meno con i Neanderthal dando origine all’essere umano geneticamente moderno, l’Homo sapiens. Uno studio italiano, pubblicato su Plos One e condotto da un gruppo di antropologi fisici e biologi molecolari di varie università italiane (Firenze, Pisa, Siena Ferrara, Parma e Trento), fornisce una prima risposta chiara a questa domanda.

Circa 45mila anni fa l’essere umano anatomicamente moderno (Cro-Magnon) si diffuse in Europa provenendo dalle regioni del Sudest. Secondo il modello di espansione ipotizzato dai paleoantropologi, noto come “Out of Africa”, i Cro-Magnon avrebbero completamente rimpiazzato i Neanderthal (dati per estinti intorno a 30mila anni fa), dando poi origine ai sapiens. Secondo un altro modello, quello “multiregionale”, il Neanderthal avrebbe contribuito in misura ridotta ma apprezzabile al pool genetico del Homo sapiens, incrociandosi con le popolazioni Cro-Magnon. Se fosse vero, l’Uomo di Neanderthal, convissuto con il Cro-Magnon per un periodo di mille-diecimila anni (a seconda delle regioni), in un certo senso non si sarebbe mai completamente estinto.

Anche se il modello “multiregionale” è il meno accreditato ed è ormai quasi unanimemente abbandonato, gli antropologi non hanno potuto scartarlo in modo definitivo a causa della mancanza di prove genetiche inconfutabili. “Il problema maggiore”, spiega Guido Barbujani dell’Università di Ferrara, coordinatore della ricerca, “è che il Dna fossile viene facilmente contaminato da chi effettua gli scavi o manipola i reperti”.

Poco tempo fa, un team danese era riuscito a isolare Dna vichingo di diecimila anni fa utilizzando particolari misure anti-contaminazione (Vedi Galileo). I ricercatori italiani hanno aggirato l’ostacolo utilizzando un metodo più articolato, ma anche più sicuro, per isolare Dna puro da un reperto (chiamato “Paglicci 23” dal nome del sito di rinvenimento) attribuito a un individuo di Cro-Magnon di 28mila anni fa.

“Prima di tutto”, precisa l’altro coordinatore David Caramelli dell’Università di Firenze, “abbiamo utilizzato resti che non erano mai stati analizzati. Il rischio di contaminazione, quindi, era ridotto in partenza. Inoltre, abbiamo prelevato e sequenziato Dna di tutte le persone che sono entrate a contatto con i reperti nelle varie fasi dello studio, dallo scavo fino all’analisi di laboratorio.” In questo modo i ricercatori sono riusciti ad attribuire con certezza le sequenze del Dna ai loro “legittimi proprietari”. Per garantire la massima oggettività dello studio, l’analisi è stata effettuata su frammenti diversi (tibia, cranio, mandella e mandibola) in laboratori diversi.

Il risultato non lascia adito a dubbi: il Dna dei nostri antenati di 28mila anni fa non è significativamente diverso dal nostro e, soprattutto, non contiene materiale genetico attribuibile all’Uomo di Neanderthal. Che le due specie, Homo sapiens (ossia noi) e neanderthalensis, rimangano dunque separate. (i.n.)

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