È morto Robert King Merton

Robert King Merton, uno dei più importanti sociologi del nostro tempo, è morto la notte scorsa a New York. Aveva 92 anni. Allievo di Talcott Parsons ad Harvard, Merton passò l’intera vita accademica alla Columbia University di New York, dove fondò il Bureau of Applied Social Research, oggi Iserp, Institute for Social & Economic Researc & Policy, uno dei più importanti centri del mondo per la ricerca sociologica. Una rassegna completa delle sue teorie, diventate ormai un classico della sociologia, è impossibile. Basti pensare a “Teoria e struttura sociale” (1949), la sua opera fondamentale e tra le maggiori della sociologia contemporanea, dove si trova l’esposizione delle cosiddette “teorie di medio raggio”, cioè l’abbandono di sistemi concettuali onnicomprensivi e la proposta di una sociologia più critica e pluralista. Ma sono di Merton anche altre ipotesi e teorie celebri, come la “profezia che si auto realizza”, lo sviluppo del concetto di anomia (la rottura dei valori sociali in relazione alla divisione del lavoro). Nato alla periferia povera di Philadelphia, Merton è stato insignito nel 1994 della National Medal of Science, la massima onorificenza scientifica statunitense per i suoi contributi alla fondazione della sociologia della scienza. La sua ultima opera, “Viaggi e avventure della serendipity”, pubblicata in prima mondiale nel nostro paese grazie all’insistenza del suo editore italiano, Il Mulino, era dedicata al concetto di “serendipity”, un termine antico che indica quel misto di sagacia e fortuna con cui si compiono non intenzionalmente scoperte felici, da lui considerato un processo cruciale per la scoperta scientifica. Proprio quattro giorni fa la Princeton University ha deciso di pubblicare negli Usa anche quest’ultimo volume. Lascia tre figli, tra cui Robert C. Merton, premio nobel 1997 per l’economia. (m.ba.)

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