Ebola, ora la Liberia chiude le frontiere

In poco più di un mese l’ebola ha quasi raddoppiato le sue vittime. Alla fine di giugno erano 350 in Sierra Leone, Guinea e Liberia. Oggi se ne contano 672 nei tre paesi colpiti dall’epidemia. I casi di infezione invece sono saliti a 1201. Un’impennata fuori controllo, come aveva già detto Bart Janssens, direttore delle operazioni per Medici senza frontiere, e contro cui i paesi colpiti provano a combattere cercando di confinare il più possibile il virus.

La Liberia ha infatti appena chiuso le proprie frontiere (gran parte), messo in quarantena le comunità colpite e allestito nuovi centri di diagnosi presso i pochi punti di ingresso ancora attivi. E anche la Nigeria, dopo l’arrivo e la morte di un liberiano, ha interrotto i voli della sua maggiore compagnia aerea diretti in Liberia e Sierra Leone, fa sapere la Bbc, temendo di diventare il quarto paese a dover fare i conti con l’epidemia.

Ma la febbre emorragica ha già varcato i confini, pur rimanendo circoscritta all’Africa occidentale. Sono due infatti i casi di americani che, durante le operazioni di assistenza sanitaria in Liberia, hanno contratto il virus, facendo crescere la paura per quella che ormai è diventata l’epidemia di ebola più infausta dal 1976, anno in cui scoppiò la prima nella Repubblica Democratica del Congo. E pochi giorni fa anche un medico liberiano è morto dopo essere stato infettato dal virus.

Contro la malattia (per cui non esiste un vaccino, né cure farmacologiche risolutive, ma solo trattamenti sintomatici, efficaci se somministrati precocemente) la battaglia si gioca tutta sul piano della prevenzione. Il virus si trasmette da persona a persona attraverso il contatto con fluidi corporei di persone infette, anche morte, così che anche pratiche di sepoltura non sicure possono diventare occasione per il patogeno di diffondersi. La prevenzione si fa ovunque: alle frontiere, agli aeroporti, negli uffici pubblici, installando stazioni per l’igiene delle mani, e negli hotel, nei ristoranti al cinema, trasmettendo video su come contrastare la diffusione del virus, facendo attenzione ai sintomi (oltre a febbre emorragica, sono presenti debolezza, dolori muscolari, mal di testa e gola, rush, vomito e diarrea). Ma la prevenzione è importante anche lontano dalle comunità, nelle foreste, dove è fondamentale ridurre il contatto con animali potenzialmente portatori del virus (quali pipistrelli e scimmie).

Vai: Wired.it

Credits immagine: EU Humanitarian Aid and Civil Protection/Flickr

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