Categorie: Spazio

Ecco le prove che il vento spaziale esiste

Dopo averle a lungo cercate, alcuni ricercatori hanno trovato oggi le prove dell’esistenza di un vento spaziale, un flusso costante di particelle cariche che interessa la magnetosfera (la regione dello spazio dominata dal campo magnetico della Terra). A trovarle, scrutando nei dati collezionati dalla missione Cluster dell’Esa – satelliti che si occupano appunto dello studio della magnetosfera terrestre –  è stato Iannis Dandouras della Università di Tolosa che presenta i risultati del suo studio su Annales Geophysicae.

Come spiega il ricercatore, esiste un vento costante nei dintorni terrestri, che rilascia circa 1 kg di plasma (particelle cariche) ogni secondo nella magnetosfera esterna: “Questo corrisponde a circa 90 tonnellate ogni giorno. È decisamente una delle più piacevoli sorprese che abbia mai avuto”.

Il vento spaziale – più correttamente noto come vento plasmasferico, dal momento che interessa la plasmasfera, la regione a ciambella della magnetosfera densamente popolata da plasma –  muoverebbe materiale per una velocità di circa 5000 km l’ora e sarebbe una condizione normale, ovvero presente sempre, anche quando il campo magnetico terrestre non è disturbato dalle particelle provenienti dal Sole. Vale a dire ben oltre le fughe sporadiche di plasma note come plumes, precisa The Verge, riferendo come questo vento sia dovuto alla combinazione di diversi fattori, come pressione esercitata dal plasma, forza di gravità e rotazione terrestre.

Aver osservato un fenomeno del genere (riassunto in un video), implica che la plasmasfera sia una regione che viene continuamente modificata, spiega il ricercatore. “Questo vento è un elemento importante nel budget di massa della plasmasfera, e ha implicazioni su quanto a lungo ci vuole per riempire questa regione dopo che è stata erosa in seguito a una perturbazione del campo magnetico del pianeta. A causa del vento, i rifornimenti di plasma nella plasmasfera – dalla porzione di alta atmosfera sotto di esso – sono come versamenti di materia in un contenitore che perde”, riferisce Dandouras, che conclude dicendo: “Comprendere i vari meccanismi di rifornimento e perdita del materiale plasmasferico, e la sua dipendenza dalle condizioni geomagnetiche, è essenziale per capire le dinamiche della magnetosfera, e perciò per la comprensione dei relativi meccanismi fisici di alcuni fenomeni meteorologici spaziali”.

Via: Wired.it

Credits immagine:  ESA/ATG medialab  

Anna Lisa Bonfranceschi

Giornalista scientifica, a Galileo Giornale di Scienza dal 2010. È laureata in Biologia Molecolare e Cellulare e oggi collabora principalmente con Wired e La Repubblica.

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