L’ecstasy può aiutare chi è vittima di un evento drammatico e soffre di sindromi post-traumatiche a gestire i propri ricordi dolorosi. Lo hanno scoperto i ricercatori della Norwegian University of Science and Technology in uno studio pubblicato su Journal of Psychopharmacology.
Già da tempo gli scienziati stanno cercando di potenziare con i farmaci l’effetto di un particolare tipo di trattamento, la “terapia dell’esposizione”, in cui il paziente è spinto a ricordare o rivivere il trauma per imparare a reagire alla condizione di stress e a superare l’evento. Questo tipo di approccio terapico richiede però molto tempo e per il 40 per cento dei pazienti non è risolutivo.
In questo studio, gli psichiatri Pal Johansen e Teri Krebs hanno provato a somministrare a pazienti ansiosi la 3,4-metilenediossimetamfetamina (Mdma), ovvero la versione farmaceutica dell’ecstasy. Risultato: i pazienti hanno manifestato più sicurezza e maggiore capacità di tollerare i ricordi dolorosi e di elaborarli.
Ci possono essere tre spiegazioni per il benefico effetto terapeutico dell’ecstasy, dicono gli scienziati. La prima è che la molecola aumenta il rilascio di ossitocina, un ormone coinvolto nella fiducia in sé stessi e nell’empatia. La seconda è che la droga agisce in due diverse regioni cerebrali, inibendo la risposta automatica alla paura e aumentando il controllo delle emozioni. Infine, l’ecstasy aumenta il rilascio di noradrenalina e cortisolo, due ormoni chiave per l’apprendimento di tipo emozionale. Questo studio non è isolato: sono diversi, infatti, i trial che stanno testando l’abbinamento ecstasy-psicoterapia su pazienti con esperienze traumatiche, con promettenti risultati preliminari (per un approfondimento, qui il link a un articolo, pubblicato su Sapere, dello storico della medicina Stefano Canali). (r.p.)
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