Enrico Fermi in America

Poderoso, documentatissimo, ricco di informazioni scientifiche e “politiche”, corredato da numerose foto di Fermi tra le meno conosciute. Questo bel libro (Giulio Maltese, Enrico Fermi in America, Zanichelli, 2003,pp. 510, euro 32,80) integra opportunamente il volume di scritti curato nel 2001 da Carlo Bernardini e Luisa Bonolis in occasione delle celebrazioni del centenario della nascita del grande fisico italiano. Uno dei pochi scienziati che ha saputo – nel paese dei dogma, dei pregiudizi, delle soluzioni epidermiche – coniugare in puro stile anglosassone teoria ed esperimento ai massimi livelli e in aree disparate, quali la fisica atomica, la fisica nucleare, la fisica delle particelle, la statistica nella materia aggregata, lasciando tracce imperiture in ogni settore dove si è cimentato. Una capacità intellettuale e insieme pratica senza limiti, una capacità che fece sì che l’America lo accogliesse con tutti gli onori e gli affidasse compiti alti e responsabili, culminati nel 1953 con la sua nomina alla presidenza della Società Americana di Fisica.

Il libro si sofferma su almeno quattro aspetti essenziali dell’attività di Fermi. Il primo, naturalmente, è quello che riguarda la sua produzione scientifica, della quale vengono messi in risalto i principi di fondo, le idee, i risultati e la loro collocazione nelle vicende scientifiche del Novecento. Il secondo aspetto riguarda la straordinaria capacità didattica di Fermi: spiegare con semplicità i concetti più difficili, trascinare ed entusiasmare i suoi studenti, trasmettere agli uditori il nerbo del metodo scientifico. Herbert Anderson ha scritto: “La fisica fluiva limpida dal suo gesso”. Io non ho saputo fare a meno che paragonarlo a Galileo Galilei, cogliendo in questo parallelo una molteplicità di caratteristiche in comune. Il terzo argomento è Fermi come membro influente della comunità scientifica americana e mondiale, che lo vide talvolta assumere doverosamente posizioni difficili e persino rischiose. Infine, Fermi personaggio, descritto alla fine del libro attraverso uno spettro di testimonianze dirette.

Non è certo possibile entrare nei dettagli di questo testo veramente esaustivo, che non può mancare nella biblioteca di un fisico. Ma che tuttavia può essere letto e capito, almeno nei tratti essenziali, anche da non professionisti. C’è da auspicare – ma penso proprio che non vi sia ragione di dubitarne – che venga presto tradotto in inglese. E che sia seguito, nella stessa collana di Zanichelli, da almeno un altro volume del genere, un libro che ci racconti altrettanto bene di Edoardo Amaldi, l’allievo di Fermi che, come emerge chiaramente anche dalle testimonianze di Maltese, è stato in certo senso il suo principale erede e che, nel dopoguerra, ha garantito che la fisica italiana si ricostruisse sugli insegnamenti del maestro (un Edoardo Amaldi che, per mano del professor Zichichi, è stato oggetto di una recente indecorosa cancellazione addirittura nel giornale della Società Italiana di Fisica). Quando si parla del diverso calibro degli uomini e delle società di Fisica…

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