Entro il 2025 l’Armageddon degli antibiotici

La Società europea di microbiologia clinica e malattie infettive (Escmid) non ha dubbi: se non verranno prese delle iniziative importanti per lo sviluppo di nuovi farmaci o di misure preventive per combattere il diffondersi della resistenza agli antibiotici, l’Europa dovrà affrontare un Armageddon degli antibiotici, con migliaia di persone che moriranno a causa di infezioni non curabili. L’allarme é stato dato a Copenhagen, dove si svolge dal 25 al 28 aprile il congresso annuale dell’Escmid.

Gli ultimi dati disponibili sono quelli del 2009 e parlano di 25-30mila morti all’anno causati dalla resistenza agli antibiotici, ma visti i nuovi focolai di infezione intrattabili che si sono registrati negli ultimi mesi, gli esperti dell’Escmid sono convinti che questa cifra aumenterà molto, tanto da arrivare a toccare le 50.000 unità fra 10 anni. A livello globale le cose non vanno meglio e le stime danno la mortalità per infezioni incurabili a 10 milioni di vittime nel 2050, superando così le vittime stimate a causa di cancro, diabete o incidenti stradali.

In Europa le nazioni dove la situazione é più critica sono Grecia, Italia e Spagna: l’Armageddon qui è definito imminente, perché il numero dei batteri resistenti è in continua crescita. “In alcuni paesi del Mediterraneo la situazione é davvero preoccupante”, afferma Murat Akova, presidente dell’Escmid. “Il problema non è solo quello di non avere farmaci efficaci, ma anche quello di non avere sistemi dì monitoraggio efficienti e distribuiti sul territorio europeo. In molti casi non riusciamo neanche a capire di che batteri si tratti”.

“Dal momento che non abbiamo antibiotici in grado di combattere molti dei batteri emergenti, la strategia migliore è cercare di prevenire la resistenza usando meno antibiotici ad ampio spettro possibile, e utilizzando invece quelli target specifici dove possibile” , va avanti Akova. “Nei paesi dove gli antibiotici target non sono ancora disponibili bisognerebbe potenziare il monitoraggio microbiologico: se in ospedale un paziente oncologico sviluppa un’iniezione é ovvio che dovrò trattarlo il prima possibile e lo farò con un antibiotici ad ampio spettro perché per avere i risultati microbiologici ci vogliono 24-48 ore. Ma è importante comunque acquisire quei risultati perché sulla base di quelli la terapia potrà cambiare ed essere più efficace”.

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