Esplosivi: lo spray che fiuta i perossidi

    Un materiale spray composto di nanoparticelle di ossido di metallo in grado di localizzare e neutralizzare esplosivi a base di perossidi. È questo l’ultimo ritrovato nella lotta al terrorismo e agli attacchi suicidi, presentato da un gruppo di ricercatori della Oklahoma State University (Stillwater, Oklahoma) in occasione del National Meeting & Exposition of the American Chemical Society, che si è tenuto questa settimana ad Anaheim, in California. Secondo gli studiosi, il nuovo materiale, simile a un inchiostro, potrebbe essere lo strumento più valido messo a punto finora per contrastare la minaccia di ordigni al perossido di idrogeno.

    Gli ordigni a base di perossidi – hanno spiegato i ricercatori – sono particolarmente facili da produrre e far esplodere. A farli conoscere al mondo, quasi 10 anni fa, fu il caso di Richard Reid, soprannominato “shoe bomber”, che il 22 dicembre del 2001 cercò di farne esplodere uno a bordo di un aereo della American Airlines. In particolare, una sostanza ritenuta ad alto rischio è il perossido di acetone (TATP), spesso nascosta nei vestiti degli attentatori suicidi o in altri dispositivi rudimentali che possono essere nascosti nel cibo o nelle bevande. 

    Se passi in avanti sono stati fatti per l’identificazione di mine (vedi Galileo) ed esplosivi a base di azoto (vedi Galileo), le bombe rudimentali sono sempre state, finora, particolarmente difficili da scovare. Stando ai primi test, invece, il nuovo materiale sarebbe capace di individuare questi esplosivi. “L’inchiostro – ha spiegato Allen Apblett, la ricercatrice che ha diretto lo studio – è fatto di particelle nanoscopiche di un composto di molibdeno (un metallo di transizione utilizzato, tra le altre cose, per la realizzazione di missili e parti di velivoli, ndr.), così piccole che nella sezione orizzontale di un capello ce ne possono entrare circa 50.000″.

    L’inchiostro cambia colore, da blu scuro a giallo chiarissimo, in presenza di un esplosivo. Inoltre, è anche in grado di agire come sensore elettronico, modificando il suo stato da conduttore metallico a isolante. Quando si trova nelle vicinanze di un esplosivo, insomma, il materiale spray si fa sempre più chiaro e smette di condurre elettroni. Secondo i ricercatori, può essere utilizzato anche come neutralizzatore, ad esempio spruzzandone quantità più ampie su ordigni o pacchi sospetti fino a quando il colore non cambia, oppure immergendo gli eventuali esplosivi in contenitori pieni del nuovo reagente.

    Nella sua funzione di sensore elettronico, in particolare, il materiale riesce a rilevare in una trentina di secondi la presenza di vapori di TATP a livelli inferiori alle 50 parti per milione, equivalenti a poche gocce di vapore in una stanza. Lo spray – sostengono gli studiosi della Oklahoma State University – potrebbe essere usato in contesti tanto diversi quanto campi di guerra, aeroporti e metropolitane. I soldati, per esempio, potrebbero indossare dei sensori a mo’ di badge sulle loro uniformi, oppure utilizzarli come delle strisce simili a dei fogli di carta. Aeroporti, metropolitane e altre strutture, invece, potrebbero integrare questi sensori ai loro dispositivi di monitoraggio. Andando più in là con la fantasia, i ricercatori immaginano anche la possibilità di incorporare i sensori in gioielli e telefoni cellulari.

    Infine, un altro potenziale campo d’applicazione riguarda la sicurezza nei laboratori che usano sostanze chimiche esplosive. Recentemente, infatti, Apblett e colleghi hanno sviluppato delle “pallette” contenenti il nuovo reagente: aggiungendole ai solventi, è possibile accorgersi per tempo della formazione di livelli pericolosi di perossido.

    Riferimento: Acs

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