Eterologa, come muoversi in attesa della legge

 

Le prime gravidanze ci sarebbero già state, la bozza del decreto che avrebbe dovuto recepire la sentenza della Consulta dello scorso aprile (quella in cui il divieto di eterologa veniva dichiarato incostituzionale) anche, ma di fatto il ricorso alla procedure di procreazione medicalmente assistita con donazione di gameti è in una fase di stallo. Perché? Il consiglio dei ministri ha frenato sulla bozza del decreto proposto dal ministro della salute Beatrice Lorenzin, e si attende ora una legge che regolamenti l’eterologa. Sebbene come ribadito più volte dai giuristi non esisti alcun vuoto normativo, e ricorrere alla donazione di ovuli o spermatozoi sia del tutto legale.

Le Regioni cercano una linea condivisa
A livello regionale, ma nel tentativo di stabilire delle linee guida condivise su tutto il territorio nazionale, in questi giorni si sono riuniti tecnici, assessori e governatori , con un intento preciso, come aveva ribadito il presidente della Conferenza delle Regioni, Sergio Chiamparino: “Garantiremo il diritto alla fecondazione eterologa così come deciso dalla Consulta dopodiché ci sono decisioni da prendere che non sono di poco conto, perché dobbiamo evitare che questo ambito così delicato si trasformi in una giungla normativa con forti differenze da Regione a Regione, grazie alle quali si possa scatenare una sorta di mercato parallelo”. E qualcosa sembra essersi già mosso, con la condivisione da parte delle regioni di un primo documento che prova ad unificare la fecondazione eterologa su tutto il territorio nazionale. Nel mentre, la Toscana procede con l’eterologa sia nei centri privati che in quelli pubblici (qualcuno l’ha già ribattezzata la nuova Spagna).  Altre regioni si erano dette pronte a seguirne il modello, altre invece attendono una normativa nazionale.

Il caso Toscana, e nel resto d’Italia?
Ma nel frattempo chi volesse accedere alle tecniche di fecondazione eterologa cosa dovrebbe fare? Ne abbiamo parlato con Claudia Livi, responsabile del centro Demetra di Firenze, che comincia precisando che quanto si può fare (e si sta facendo) in Toscana in realtà potrebbe essere fatto ovunque nei centri di Pma, non essendoci nulla di illegale nel praticare la fecondazione eterologa. “In Toscana operiamo e opereremo in ottemperanza alla delibera emanata dalla Regione in materia, la quale a sua volta – in assenza di linee guida nazionali – si ispira a quelle internazionali”, spiega la Livi. Vale a dire, per esempio, si fa ricorso a donatori maschi di età compresa tra i 18 e i 45 anni e per le femmine tra i 18 e i 35. E ancora: non più di 6 gravidanze per donatore. “Non essendoci analoghe delibere regionali nel resto del paese, chiunque volesse praticare la fecondazione eterologa probabilmente si adeguerebbe parimenti alle linee guida internazionali. Quel che ancora manca, anche in Toscana, è una direttiva in materia di consenso informato, attesa per la prossima settimana. In questo modo tutti i centri potrebbero operare in materia uniforme, e non secondo ciascuno il proprio”.

Come si inizia il percorso per l’eterologa
Detto questo, la procedura per accedere alle tecniche di fecondazione eterologa è questa. Dopo aver fatto richiesta a un centro – nell’attesa di una legge (che non serve) è probabile che i centri (pubblici) delle altre regioni si trovino in difficoltà a rispondere alle richieste dei pazienti, perché meno “protetti” dall’assenza di una disciplina in merito, commenta la Livi – si procede con le consulenze e le visite specialistiche alla coppia interessata alla donazione di gameti (coppia sposata o convivente, come ammesso dalla Legge 40). Il primo passo è la certificazione di assoluta infertilità per uno o entrambi i partner. “Dopo di che si procede alla valutazione della coppia, non solo tracciando le cause dell’infertilità, ma anche con anamnesi medica e certificando il buono stato di salute”.

Quali gameti usare?
A questo punto, compilata una scheda fenotipica per il ricevente (comprendente , per esempio, tratti come il colore della pelle, dei capelli, degli occhi e il gruppo sanguigno), si procede al reperimento dei gameti. Come? Al momento delle quattro opzioni disponibili, per i gameti femminili (per quelli maschili non ci sono grossi problemi, a parte trovare i donatori), e sono: ovociti congelati, ovociti derivanti da donatrici che si sottopongono loro stesse a fecondazione in vitro, ovociti provenienti da banche estere o da donatrici volontarie – solo due sono realistiche e praticate. “Ad oggi le uniche fonti possibili di ovociti sono gli ovociti congelati presso i centri, e per i quali è necessario procedere col consenso informato delle donatrici ed ulteriori esami clinici, o quelli ottenibili grazie all’egg-sharing, ovvero alla donazione di ovociti da parte di donne che ricorrono esse stesse alla procreazione medicalmente assistita”, precisa la Livi. La questione donatori e donatrici infatti è sospesa anche in Toscana. “La possibilità di ottenere gameti da un donatore, che mette a disposizione ovuli o spermatozoi gratuitamente e solo in modalità di rimborso spese, è quella più diffusa a livello europeo”, continua Livi, “In questo caso però siamo fermi ancora. Se la regione Toscana, nella delibera in materia che si attende per la prossima settimana, valuterà anche le modalità del rimborso spese potremmo procedere anche all’utilizzo di gameti derivanti da donatori volontari”.

Una tecnica lecita, ovunque
Le questioni, conclude Livi, più che tecniche insomma sono formali. “Non c’è bisogno di alcun decreto per procedere con le tecniche di fecondazione eterologa su tutto il territorio nazionale”. Anzi, rincara la dose Filomena Gallo in un’intervista a Nextquotidiano: “Chi ha bisogno può rivolgersi a un centro di fecondazione medicalmente assistita e chiedere l’applicazione della tecnica se si hanno i requisiti. In caso di diniego siamo pronti a tornare in tribunale, perché la tecnica è lecita e non applicarla costituisce una lesione di diritti fondamentali”.

Via: Wired.it

Credits immagine: bies/Flickr

 

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