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Farmacie nella foresta

Un nuovo farmaco antitumorale che ha già superato molte fasi della sperimentazione in laboratorio, un alcaloide con un’efficace attività antifungale e la scoperta di cinque specie di piante rare. E’ quanto hanno ottenuto chimici, botanici ed ecologisti che da cinque anni hanno scelto come loro laboratorio all’aperto la foresta tropicale del Suriname, sulla costa nord-orientale del sud America. Non a caso: basti pensare che il 60 per cento dei principi attivi anticancro scoperti negli ultimi dieci anni proviene dalla foresta tropicale. E quella del Suriname è una delle più ricche di forme di vita al mondo, contando 674 specie di uccelli, 200 di mammiferi, 130 di rettili, 99 di anfibi e circa 5.500 specie di piante. I risultati attesi non sono mancati. Dopo aver condotto circa 14 mila studi di oltre 3300 estratti, sono state identificate 30 differenti estratti che hanno un’attività farmacologica e isolati 20 composti chimici bioattivi.

Ma il progetto, denominato Conservation International, non è stato pensato soltanto per scoprire nuovi farmaci. Obiettivo principale è infatti aiutare economicamente le popolazioni locali non solo con i proventi delle scoperte, ma attraverso l’organizzazione di corsi formativi per permettere loro di continuare a lavorare su questa strada. Ora però tutto potrebbe fermarsi qui. Si tratta infatti di un piano a scadenza quinquiennale, finanziato in gran parte dai National Institutes of Health e dalla National Science Foundation: tuttavia il team di ricercatori non si arrende e spera di continuare il suo lavoro in Suriname ed estendere il progetto anche al Madagascar, trovando, naturalmente, nuovi fondi. Tanto più che anche il governo del Suriname è interessato, essendosi reso conto che valorizzare le proprie risorse e la cultura locale frutta anche nuove possibilità di lavoro, mentre si pagano pesantemente nel tempo le perdite economiche dovute allo sfruttamento intensivo della foresta.

L’impoverimento della biodiversità attraverso la deforestazione non colpisce soltanto le piante che potrebbero essere sfruttate dalle industrie farmaceutiche, ma i rimedi fitoterapici utilizzati nelle medicine tradizionali e la sapienza antica connessa all’uso di questi rimedi. Conoscere le proprietà terapeutiche delle piante significa invece conservare e amplificare, con l’aiuto delle biotecnologie, la cultura sciamanica, che da millenni sonda e sperimenta le capacità curative dei prodotti della foresta. Ma l’ostacolo più grande resta quello del ritorno economico, dato che la scoperta di un nuovo principio attivo può richiedere addirittura anni. Troppo se paragonato al guadagno immediato garantito dalla vendita del legname.

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