Sigarette con filtri difettosi sarebbero in commercio da circa 40 anni. All’insaputa dei fumatori, ma non dei ricercatori e dei responsabili della Philip Morris. E’ quanto si legge nella relazione del Roswell Park Cancer Institute (New York), pubblicata sul Tobacco Control 2002. I filtri delle sigarette sono una sorta di spugna che assorbe catrame, particelle di nerofumo e altre sostanze cancerogene, che altrimenti si dirigono verso i polmoni. I filtri difettosi lasciano passare fibre di acetato di cellulosa e particelle di carbone, “sostanze tossiche che l’organismo non riesce a scomporre”, ha spiegato John Pauly, coordinatore del rapporto. Il “fall-out” – termine con cui i responsabili della multinazionale indicano l’errore di fabbricazione – sarebbe una conseguenza della velocità di produzione delle sigarette, stimata intorno alle 250 al secondo, e riguarderebbero tutte le marche sponsorizzate dalla Philip Morris (Malboro, Diana, Merit, Muratti e altre). I ricercatori ne hanno trovato menzione in 61 documenti relativi ai processi legali intentati all’azienda da ex fumatori e gruppi antifumo negli Stati Uniti. Tali documenti hanno rivelato che la Philip Morris era a conoscenza del rischio aggiuntivo per la salute dei fumatori fin dal 1957. La multinazionale, che non ha negato la presenza sul mercato dei filtri imperfetti, si è difesa dichiarando che questi non rappresenterebbero un ulteriore rischio né vi sarebbe “alcuna prova che le fibre dei filtri possano penetrare nei polmoni”. (d.d.v.)