Fossili di dinosauro stampati 3D

Chi ha detto che i fossili si trovano solo sottoterra? Grazie a una nuova tecnica sviluppata dai ricercatori del Dipartimento di Radiologia al Charité Campus Mitte di Berlino, da ora in poi sarà possibile “ricostruire” in laboratorio i preziosi reperti, in copie assolutamente fedeli agli originali, usando delle scansioni a tomografia computerizzata (Ct) e le stampanti laser tridimensionali. La ricerca è stata pubblicata sulla rivista Radiology e consentirà di analizzare i fossili in modo non distruttivo, agevolando tra l’altro lo scambio di copie tra musei, scuole e istituti di ricerca.

Gli autori hanno sollevato la questione perché i fossili, attualmente, sono spesso conservati in calchi di gesso per evitare danneggiamenti e usure. Per analizzarli è necessario rimuovere il gesso e tutti i sedimenti che lo circondano – un processo molto delicato, che può portare alla perdita di materiale o addirittura alla distruzione del fossile stesso. I ricercatori tedeschi sono riusciti a separare in modo non invasivo le ossa fossilizzate dalla matrice di gesso che le circonda e a produrre una stampa 3D dell’osso stesso: “Il beneficio più importante del nostro metodo”, spiega Ahi Sema Issever, autore della ricerca, “è che il rischio di danneggiare il fossile è davvero minimo. Inoltre, la tecnica richiede molto meno tempo rispetto alla preparazione convenzionale”.

Issever e la sua équipe hanno applicato il metodo a un fossile di dinosauro del Museum für Naturkinde, uno dei più grandi musei di storia naturale della capitale tedesca. Il reperto era sepolto sotto le macerie del seminterrato dell’edificio dai tempi della Seconda Guerra Mondiale – una mossa che avrebbe dovuto preservare le collezioni dai danni dei bombardamenti. Da allora, comunque, i membri del personale non sono più riusciti a catalogare e identificare alcune delle coperture in gesso che avevano rinvenuto.

Il campione è stato sottoposto a tomografia computerizzata: in sostanza, si illumina il materiale e si studia la luce che questo riflette e rifrange. Poiché l’osso e la matrice in gesso “rispondono” in modo diverso alla luce, in questo modo si ottiene una precisa mappatura tridimensionale dell’oggetto. Gli scienziati, grazie a queste informazioni, sono riusciti a identificare il fossile, che apparterrebbe allo scavo di Halberstadt, eseguito in una cava di argilla tedesca tra il 1910 e il 1927. Lo studio tomografico ha inoltre fornito dati preziosi sulla condizione e l’integrità del fossile stesso, mostrando diverse fratture e distruzioni del bordo anteriore del corpo vertebrale.

La mappa così ottenuta è stata quindi trasferita a una stampante tridimensionale. Grazie a una tecnologia nota come sinterizzazione laser selettiva, che usa laser ad alta potenza per fondere insieme materiali, è stato possibile creare una fedelissima copia 3d dell’oggetto, che ora può essere analizzato senza nessun rischio per l’originale. “Scoperte come la nostra”, ha commentato Issever, “arrivano in un momento in cui i progressi tecnologici e la crescente disponibilità di stampanti tridimensionali a basso costo sono sempre più di aiuto per la scienza. I modelli digitali degli oggetti possono essere trasferiti velocemente tra i ricercatori, e si potranno produrre e distribuire infinite copie esatte, migliorando notevolmente lo scambio scientifico“.

Riferimenti: Radiological Society of North America

Credits immagine: Radiology/Rsna

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