Fratture dell’ulna: la violenza sulle donne si vede ai raggi X

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(foto: Nino Carè via Pixabay)

La violenza domestica si vede nei raggi X, e può assumere la forma di una frattura non scomposta dell’ulna, l’osso esterno dell’avambraccio. A sostenerlo è un nuovo studio presentato al convegno annuale della Radiological Society of North America, che ha evidenziato come un terzo delle donne con queste lesioni sia probabilmente vittima dei propri partner.

Fratture da manganello

Come spiega Bharti Khurana, radiologa e responsabile della ricerca, le fratture dell’ulna sono lesioni tipiche di chi tenta di difendersi il viso con le braccia. Le cadute, invece, provocano in genere altri tipi di fratture, come quella del radio, un altro osso dell’avambraccio. Le fratture dell’ulna si vedono molto spesso negli uomini che hanno partecipato a manifestazioni o scontri con le forze dell’ordine (per questo sono anche chiamate fratture da manganello), più raramente sono conseguenze di incidenti da impatto come quelli automobilistici o sugli sci.

Nelle donne le fratture dell’ulna sono statisticamente meno frequenti: l’ipotesi dell’esperta, pertanto, è che debbano essere approfondite, in particolare se la descrizione di come sia avvenuto l’incidente non collima col tipo di frattura.

credit: Radiological Society of North America

Frattura ulnare, un campanello d’allarme

Khurana ha deciso di verificare se fratture dell’ulna con precise caratteristiche radiologiche potessero appunto essere un campanello d’allarme che dovrebbe indurre i curanti a fare degli accertamenti sulle modalità in cui le pazienti si sarebbero procurate la lesione. I ricercatori hanno dunque raccolto le cartelle cliniche di 62 donne tra i 18 e i 50 anni con fratture ulnari non scomposte o leggermente scomposte (l’osso è completamente rotto ma non si è spostato dalla sua sede). Per 12 pazienti c’era la conferma di violenza domestica, per altre 8 era stato segnalato il sospetto (4 avevano riferito di essere cadute, avvalorando il dubbio dei medici). I ricercatori hanno inoltre constatato un problema nell’impiego dei protocolli di screening per violenza domestica: solo nel 40% dei casi confermati o sospetti la valutazione risultava completa.

Secondo Khurana, la figura del radiologo potrebbe supportare il lavoro del medico che ha in cura la paziente: in base alle caratteristiche della frattura, infatti, potrebbe suggerire di approfondire la storia clinica dell’assistita verificando precedenti lesioni sospette, per esempio. Soprattutto in un periodo come quello che stiamo vivendo: complici lockdown e restrizioni, che hanno costretto le persone in casa, c’è stato infatti un aumento degli episodi di violenza domestica negli ultimi mesi.

Immagine: Nino Carè via Pixabay