Il Nobel Fraser Stoddart, genio delle nanomacchine: “Guardate dove non ha ancora guardato nessuno”

Stoddart

La chimica va in scena a Lecce. Il capoluogo salentino ha appena ospitato il 14° International Symposium on Macrocyclic and Supramolecular Chemistry (Ismsc2019), una quattro giorni di incontri, appuntamenti e lezioni coordinato da Pierangelo Metrangolo, Francesca Baldelli Bombelli e Giancarlo Terraneo. Co-organizzatori dell’evento sono stati l’Università del Salento, l’Istituto di Nanotecnologia del CNR, il Centro per le Nanotecnologie Biomolecolari dell’Istituto Italiano di Tecnologia e la Scuola Superiore Isufi. L’appuntamento, cui hanno partecipato oltre 700 scienziati e ricercatori da tutto il mondo, ha animato la città dal 2 al 6 giugno: ospiti d’eccezione Fraser Stoddart e Bernard Feringa, premi Nobel per la chimica nel 2016 per la scoperta delle cosiddette molecular machines, o macchine molecolari, meccanismi composti da un piccolo numero di molecole ma capaci di eseguire specifici compiti, o azioni, nel momento in cui ricevono energia. Il comitato del Nobel li ha definiti “una rivoluzionaria cassetta degli attrezzi molecolare”, che oggi rende possibile, per la prima volta, il controllo fine dei movimenti dei sistemi molecolari e che in futuro dovrebbe rivoluzionare la produzione di nuovi materiali e portare allo sviluppo di sensori e sistemi di depositi nanometrici, modificando radicalmente campi di ricerca che vanno dalla medicina all’informatica. Abbiamo partecipato al convegno e scambiato quattro chiacchiere con Stoddart, che ci ha spiegato l’importanza della sua scoperta e regalato qualche consiglio per i giovani scienziati del futuro.

Professor Stoddart, ci racconta brevemente cos’è una macchina molecolare?

Sostanzialmente, una macchina molecolare è una struttura chimica in cui ciascuna componente è in grado di muoversi in modo predicibile e controllabile rispetto alle altre componenti. Il mio contributo è stata la creazione dei cosiddetti rotaxani, un complesso molecolare composto da una molecola ciclica attraversata da un frammento molecolare lineare. Lavorando sui rotaxani, nel 1994 siamo riusciti a ottenere il controllo completo dei movimenti di una molecola circolare, sviluppando così una nanomacchina in grado di sollevarsi di quasi un nanometro e un muscolo molecolare in grado di piegare una sottilissima lamina d’oro.

Torniamo a quella che probabilmente è stata la notte più importante della sua vita. Quella in cui è arrivata la chiamata da Stoccolma per annunciarle il Nobel. Cosa stava facendo? Se lo aspettava?

No. Non mi aspettavo la chiamata. Erano oltre 25 anni che si parlava di un possibile Nobel per la chimica alle macchine molecolari, ma per tutto questo tempo ho semplicemente ignorato le voci di corridoio. Quando è arrivata la telefonata stavo dormendo e sono stato molto sorpreso.

Previsioni per il prossimo Nobel in chimica?

Non voglio fare nomi perché potrei sbagliarmi. Però posso dire qualcosa sui campi più promettenti: forse potrebbe essere premiata la chimica dei polimeri, e in particolare i polimeri sopramolecolari. Oppure i cosiddetti Mofs, ovvero Metal organic frameworks, materiali cristallini costituiti da ioni metallici e leganti organici che formano strutture a elevata porosità.

Quale consiglio si sente di dare ai giovani scienziati?

Semplicemente quello di divertirsi, di mettere tanta passione in ciò che si fa. E anche di scegliere con indipendenza e intraprendenza il proprio campo di ricerca: meglio se sia un campo nuovo e che nessuno ha ancora studiato a fondo. Insomma: cercate se possibile di guardare dove non ha ancora guardato nessuno.

Credits immagine: YouTube

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