PER ANNI È STATO un argomento tabù. Del cancro all’ovaio non si parlava perché poco c’era da dire: sintomi da riconoscere per fare diagnosi precoce non ce ne sono, così quando la malattia viene scoperta i danni sono già importanti – l’80% è in fase avanzata – e le terapie potevano poco. Ora però le cose stanno cambiando. E potrebbero cambiare sempre di più, se solo il test per la mutazione dei geni Brca, che caratterizza molti tumori dell’ovaio, resa famosa da Angelina Jolie, venisse eseguito a tutte le donne interessate e su tutto il territorio italiano. «Gli studi sulle due mutazioni che interessano i geni Brca1 e 2 – spiega Sandro Pignata, direttore dell’Oncologia medica uro-ginecologica all’Istituto Tumori di Napoli Fondazione Pascale – hanno modificato il modo in cui guardiamo a questo tumore. Grazie al test abbiamo da una parte uno strumento efficace per la prevenzione in ambito familiare, dall’altra delle indicazioni per la prognosi e il trattamento delle pazienti».
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