Ultravioletto, infrarosso e, a quanto pare, anche la luce polarizzata. Quando si parla di “versatilità” della vista, il primato spetta a una specie di crostaceo delle barriere coralline, conosciuto comunemente come cannocchia pavone (Odontodactylus scyllarus). Da tempo si sa che gli occhi specializzati dei crostacei sono in rado di captare diverse lunghezze d’onda invisibili all’occhio umano. I ricercatori dell’Università del Queensland (Australia) e dell’Università della California (Usa), hanno ora scoperto che questa specie in particolare possiede un tipo di visione finora ipotizzata solo per alcuni scarabei.
Secondo l’australiano Justin Marshall, che ha condotto lo studio apparso su Current Biology, si tratta di una “nuova dimensione visiva”. I ricercatori hanno testato la capacità delle cannocchie pavone di distinguere varie lunghezze d’onda e identificare correttamente una fonte di luce circolare polarizzata (Cpl) in cambio di una ricompensa in cibo. Marshall e colleghi hanno poi osservato la struttura degli occhi di questi animali, che consiste in numerosi e piccoli ommatidi, e hanno studiato l’arrangiamento di alcune particolari cellule recettrici: queste agirebbero come una sorta di filtro per convertire la Cpl in un’altra forma di luce che le cellule oculari sottostanti possono poi ‘processare’.
Era già stato notato che alcuni scarabei reagiscono alla luce polarizzata, dal momento che, esposti alla Cpl, variano il colore del proprio guscio, ma non era mai stato stato provato finora che altri animali fossero in grado di percepirla.
Secondo i biologi, la facoltà di vedere la Cpl potrebbe avere un ruolo nella scelta del partner e, quindi, aver un significato nell’evoluzione sessuale. Un’altra possibilità è che venga usata come forma di comunicazione ‘segreta’, invisibile, cioè, ai predatori e alle altre specie competitrici. “Il ruolo preciso di questi segnali nella semiotica sessuale degli stomatopodi è ancora da definire”, ha commentato Marshall, “ma possiamo supporre che i riflessi Cpl siano funzionali alla comunicazione. Qualunque sia l’uso di tali segnali, il confronto delle caratteristiche delle cellule sensoriali di questi crostacei con i sistemi artificiali, impiegati per esempio nella fotografia o nella rilevazione a infrarossi, potrà comunque fornire nuovi interessanti spunti”. (ga.c.)
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