Società

No, in Game of Thrones non muoiono troppi personaggi

Guerre, alleanze e marce di conquista. La settima stagione di Game of Thrones è appena cominciata. E se continuate a pensate che la serie sia troppo violenta e surreale, credendo magari che sia una scorciatoia del regista per impressionare il pubblico, sappiate che vi sbagliate. Infatti, da un’analisi statistica dell’Università di Oslo, è emerso che la serie è molto più realistica di quanto pensiamo, e che le scene di estrema violenza sono molto simili a quelle di una reale guerra medievale. Per capire se Game of Thrones avesse effettivamente un tasso di mortalità superiore a quello di una vera guerra medievale, Celine Cunen e il suo team dell’Università di Oslo hanno confrontato i tassi di mortalità nella serie televisiva con la famosa Guerra delle due rose, una sanguinosa lotta dinastica combattuta in Inghilterra tra il 1455 e il 1487. Ebbene, secondo i risultati dell’analisi, le morti dei personaggi principali dello spettacolo televisivo corrisponderebbero in maniera abbastanza accurata a quelle delle classi nobili in uno dei periodi più sanguinosi della storia inglese.

L’autore dei libri da cui è tratta la serie, George RR Martin, aveva dichiarato di essersi ispirato alla Guerra delle due rose, tanto che anche i cognomi dati ai personaggi della nobiltà sono molto simili: i Lancaster e gli York, i due diversi rami della casa regnante dei Plantageneti della guerra delle due rose e Lannister e Stark in GoT. “La guerra delle due rose è la principale fonte di ispirazione per GoT e mentre lavoravo a una delle mie lezioni di dottorato, mi è venuta l’idea di esaminare se la guerra della serie tv fosse stata più sanguinosa di quella reale”, spiega Cunen.

Per capirlo, Cunen ha sviluppato un programma informatico in grado di selezionare tutti gli articoli di Wikipedia sulle persone che vivevano in Gran Bretagna durante la Guerra delle due rose. Successivamente, il programma è riuscito a risalire alle date di nascita e di morte di tutte queste persone e confrontato questi dati con quelli di Game of Thrones. Cunen ha immediatamente notato che i dati erano molto simili e che erano focalizzati su ciò che possiamo definire “persone importanti”, ovvero politici e nobili. Infatti, in entrambi i set di dati c’era una prevalenza di nobiltà e di uomini: in Game of Thrones il 55% di nobiltà e 76% di uomini, mentre nei dati storici rispettivamente il 68% e l’88%. “Per svolgere l’analisi ho usato il cosiddetto stimatore di Kaplan-Meier”, precisa Cunen, uno strumento che si usa per stimare la funzione di sopravvivenza di dati relativi alla durata della vita.

Secondo l’analisi, quindi, il tasso di mortalità delle persone importanti nella Guerra delle due rose e in Game of Thrones, considerando il campione, è molto simile. In altre parole, la serie è rimasta fedele alla sua ispirazione. Tuttavia, come precisa l’autore, i due set di dati sono risultati molto diversi in un aspetto molto importante: tutte le persone della Guerra delle due rose sono morte, mentre in GoT diversi personaggi riescono a sopravvivere. Inoltre, i risultati rivelano che nella serie tv la gente comune ha un tasso di mortalità molto più elevato rispetto alla nobiltà. Nella Guerra delle rose, invece, è stato riscontrato che le persone comuni hanno un tasso di mortalità più basso rispetto alle classi nobili. Quindi, in conclusione, la serie tv è solo esageratamente violenta quando usciamo dal mondo della nobiltà.

Via: Wired.it

Marta Musso

Laureata in Scienze Naturali alla Sapienza di Roma con una tesi in biologia marina, ha sempre avuto il pallino della scrittura. Curiosa e armata del suo bagaglio di conoscenze, si è lanciata nel mondo del giornalismo e della divulgazione scientifica. “In fin dei conti giocare con le parole è un po' come giocare con gli elementi chimici”.

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