Il tuo gatto è psicopatico o sei tu che non lo capisci? Ecco il test per scoprirlo

gatto
Immagine di MichaelGaida via Pixabay

Anche i gatti possono avere problemi di salute mentale e in qualche caso manifestare veri e propri comportamenti psicopatici. Dall’aggressività alla rabbia, dal disinteresse all’instabilità emotiva: in questi casi il rapporto con il nostro felino potrebbe diventare davvero complicato. E’ il caso del vostro gatto, che non sopporta di essere accarezzato Per una migliore gestione ci viene in aiuto una ricerca sul comportamento animale, condotta dall’Università di Liverpool. I ricercatori forniscono una guida – un semplice test – per capire se e quando il nostro gatto ha questo genere di problema. Lo studio, condotto dall’Università di Liverpool, è pubblicato sul Journal of Research in Personality.

Disinibito, crudele e ribelle, ecco il gatto psicopatico

Se pensiamo che la psicopatia riguardi solo le persone, ci sbagliamo di grosso e la scienza è piena di prove che riguardano altri animali. Negli studi su varie specie, la spietatezza e la presenza di comportamenti antisociali sono stati associati alla psicopatia e al disturbo antisociale di personalità. Anche i gatti purtroppo possono essere colpiti da questi problemi.

Nello studio, il modello si basa e analizza tre elementi del carattere – gli stessi testati negli esseri umani. Il primo è la sfrontatezza, intesa come coraggio eccessivo, immunità allo stress e alla paura anche laddove opportuna. Il secondo è la spietatezza, definita come mancanza di empatia e aggressività, e il terzo è la tendenza a ribellarsi a tutte le regole. A questi tre elementi, poi, si aggiunge un test sugli eventuali atteggiamenti antisociali, sia nei confronti di altri felini sia nei confronti degli esseri umani. Nelle persone questi tratti e comportamenti si associano a una bassa gradevolezza e una bassa tendenza alla coesione sociale, nonché in alcuni casi ad instabilità emotiva e elevata estroversione.

Il questionario è online

Ma veniamo allo studio. Gli autori hanno proposto questionari su questi elementi a un campione di possessori di gatti, in tutto più di 2mila persone. Il test si chiama Cat-Tri+ perché esamina i 3 aspetti citati, insieme (di qui il + nella sigla) al rapporto con gli altri pet e con gli esseri umani. I partecipanti hanno risposto a un questionario di 46 domande, rintracciabile online, che può essere svolto da tutti. Le domande riguardano l’obbedienza, la socievolezza, il desiderio di avventura, la tendenza a rubare cibi, a non imparare dalle esperienze, la vocalizzazione (frequente o meno). E ancora: l’aggressività, la consapevolezza dei pericoli, l’interazione con altri animali e persone, i cambiamenti dell’umore. I punteggi finali sono indicati in calce al test e i ricercatori hanno analizzato i dati di tutti i partecipanti per estrapolare delle conclusioni.

Attenzione a disobbedienza e spietatezza

Dall’analisi emerge che la disinibizione e una cattiva predisposizione verso altri pet sono associati a una migliore relazione con il padrone umano. Mentre comportamenti non empatici e crudeli, insieme alla disobbedienza cronica, comportano un rapporto più difficile. Ma il gatto non fa apposta ad avere comportamenti psicopatici. Come sempre può dipendere dalle esperienze vissute e non solo da queste. Probabilmente si tratta anche di fattori biologici ed evolutivi, come spiega la prima autrice Rebecca Evans. È possibile che alcuni degli elementi che rientrano nella psicopatia fossero in passato utili per guadagnare risorse, dal territorio al cibo fino alla possibilità di accoppiarsi.

Gatto, accettiamolo per come è

Insomma, non arrabbiamoci con i nostri felini, ma cerchiamo, anche grazie a questo studio, di comprenderli ancora meglio e accettarli per come sono. Conoscere la personalità del nostro gatto può aiutarci a trovare, laddove possibile, nuove strade per interagire con lui e per farlo sfogare. Se è molto audace, ad esempio, potremmo doverlo stimolare di più e ad esempio offrirgli giochi più divertenti o spericolati, dal tiragraffi a percorsi ad ostacoli.

Riferimenti: Journal of Research in Personality