Giovani e mass-media, di tutto un po’

Non leggono troppo, ma sempre di più dei loro coetanei spagnoli e francesi. E, pur fanatici di Internet e del cellulare, rivelano una “curiosità” multimediale che va dalla tv al satellitare, dalla radio ai quotidiani. Insomma, dei consumatori indifferenziati di media, capaci di passare dall’uno all’altro con una agilità mentale che, però, è anche sinonimo di una disaffezione e di “cinismo culturale” di fondo: sono i giovani italiani tra i 14 e i 29 anni secondo il settimo Rapporto sulla comunicazione Censis/Ucsi

Al di là di alcuni dati tanto macroscopici quanto scontati – come il massiccio utilizzo del Web (l’83 per cento di questa fascia di popolazione si connette almeno una-due volte alla settimana e il 73,8 per cento lo fa abitualmente) o il possesso “globale” del telefonino (97,2 per cento) – la ricerca evidenzia altri aspetti: il 74,1 dei giovani, per esempio, legge almeno un libro all’anno e il 62,1 per cento più di tre; ancora, il 77,7 per cento sfoglia un quotidiano (a pagamento o free press) una o due volte alla settimana (rispetto al 59,9 per cento nel 2003), mentre il 57,8 per cento consulta almeno tre giornali. Cala, invece, l’uso della televisione tradizionale (dal 94,9% all’87,9%): flessione  compensata dal ricorso a quella satellitare (dal 25,2% al 36,9% dei giovani).

Se le differenze di genere, pur non annullate, sembrano notevolmente ridotte (con le ragazze più appassionate di radio e periodici rispetto ai maschi, ma meno di quotidiani e satellite), più marcati, invece, sono i comportamenti legati alle diverse fasce d’età. Pur voraci consumatori di media, i 14-18enni snobbano sensibilmente quotidiani e, soprattutto, radio (dato in controtendenza, quest’ultimo, rispetto al resto della “categoria”): forse perché già troppo educati a coltivare i loro gusti musicali con pod-cast, download di mp3 dalla rete e playlist scambiate in Rete.

Questo generale “nomadismo mass-mediatico”, secondo il rapporto, è una diretta conseguenza della diffusione capillare di Internet e della sua capacità di rendere sempre più sfumati i confini tra una modalità di comunicazione e l’altra: un aspetto che, salvo lievi differenze, sembra però omologare anche il resto della popolazione giovanile europea. (l.s.)

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