Categorie: Spazio

Giove, impatto in diretta

Tra l’8 e il 9 settembre scorsi, due asteroidi di dieci e quindici metri di diametro hanno sfiorato la Terra. Per la precisione, il primo – 2010 RF12 – è passato ad appena 77 mila chilometri da noi, e il secondo  – 2010 RX30 – a 231 mila. Nessun pericolo, avevano già avvisato dalla Nasa. Se però qualcuno volesse vedere cosa provoca la caduta di simili piccoli “massi” su un pianeta, ecco qui l’esplosione di un asteroide nell’atmosfera di Giove (guarda anche le immagini su Galileo Gallery).

Il 3 giugno 2010 è stata filmata, infatti, la caduta di un meteorite sul gigante rosso. Il merito è di un astronomo amatoriale, l’australiano Anthony Wesley, il cui avvistamento è stato ripetuto il 20 agosto dal giapponese Masayuki Tachikawa. La rivista Astrophysical Journal Letters ha pubblicato lo studio riguardo ai due asteroidi. 

In base ai calcoli dei ricercatori, le dimensioni dei due asteroidi variavano dagli otto ai tredici metri di diametro. Corpi celesti di queste proporzioni, residui della formazione del Sistema Solare avvenuta circa 4,5 miliardi di anni fa, sono molto comuni e la maggior parte finisce inghiottita dal Pianeta Rosso (il cui diametro è undici volte quello terrestre). Glenn Orton, astronomo della Nasa e coautore dello studio, lo ha definito un gigantesco aspirapolvere gravitazionale che, di fatto, protegge gli altri pianeti dalla minaccia degli asteroidi.

È stato infatti stimato che su Giove, ogni mese, avvengano numerosi impatti di asteroidi del calibro di quelli appena osservati. A contatto con le nubi di elio e idrogeno che avvolgono il pianeta, questi corpi si tramutano in gigantesche palle di fuoco. Sulla Terra, asteroidi di queste dimensioni entrano in rotta di collisione con molta meno frequenza, uno ogni dieci anni, ma la nostra atmosfera li disintegra prima che possano schiantarsi sulla superficie, rendendoli innocui. 

“Prima dei recenti avvistamenti si pensava che impatti così piccoli non fossero visibili dal nostro pianeta” afferma Don Yeomans, direttore del Near-Earth Object Program Office (Nasa): “In questo tipo di ricerche il contributo degli astronomi amatoriali è fondamentale perchè permette di mantenere un occhio vigile in ogni angolo del Sistema Solare”. 

Fonte: Nasa

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