Gli sms si scrivono in aria

Se nel futuro, camminando per strada, doveste imbattervi in qualcuno che muove le mani per aria come farebbe un direttore d’orchestra, aspettate a pensare che sia impazzito: forse sta semplicemente inviando un sms al partner. Una nuova tecnologia messa a punto dai ricercatori del Karlsruhe Institute of Technology (Kit), infatti, consentirà di scrivere e inviare messaggi di testo semplicemente tracciando nell’aria le parole. Dei sensori collegati a uno speciale guanto registrano i movimenti della mano, un sistema computerizzato cattura i segnali rilevanti e li traduce in testo. Gli sviluppatori dell’invenzione, Tanja Schultz e Cristoph Amma, sono stati premiati con il Google Faculty Research Award, che vale 81mila dollari (62mila euro circa).

Il nuovo sistema, secondo gli inventori, offre grandi potenzialità nel campo dello sviluppo di computer indossabili. Questi sono sistemi informatici che possono essere integrati negli abiti, perfettamente compatibili con la vita quotidiana degli utenti. “I gesti sono tipi di input del tutto nuovi”, sostiene Amma. “Indossando il nostro dispositivo, è possibile scrivere lettere nell’aria, come se si utilizzasse una lavagna o un tablet invisibile”. Sono attaccati al guanto sensori di accelerazione e giroscopi: contrariamente ai sistemi basati su telecamere, questi sensori sono molto più piccoli e robusti. I dispositivi registrano i movimenti delle mani e li trasmettono a un computer tramite una connessione senza fili: a questo punto, il sistema informatico prima controlla se l’utente stia effettivamente scrivendo, poi passa alla decodifica.

“Tutti i movimenti diversi dalla scrittura”, continua Amma, “come ad esempio cucinare, fare il bucato o salutare qualcuno, vengono ignorati. Il sistema funziona in background, restando sempre in ascolto dell’input”. Per ogni lettera dell’alfabeto, inoltre, viene memorizzato un disegno caratteristico, che tiene in conto delle differenze individuali nella grafia. Per ora, il sistema è in grado di riconoscere frasi complete scritte in lettere maiuscole e può contare su un vocabolario di 8000 parole: “Il nostro dispositivo ha un tasso di errore dell’11 per cento. Quando ‘apprende’ la grafia dell’utente, la probabilità di sbagliare scende al 3 per cento”, conclude Amma.

La prossima sfida, a questo punto, riguarda il design e la commercializzazione. Aspetti su cui i ricercatori stanno già pensando: l’idea è di inserire i sensori in un bracciale o in un orologio, per minimizzare l’invasività sull’utente finale. 

Credits immagine: Volker Steger

Sandro Iannaccone

Giornalista a Galileo, Giornale di Scienza dal 2012. È laureato in fisica teorica e collabora con le testate La Repubblica, Wired, L’Espresso, D-La Repubblica.

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