Categorie: Spazio

Gliese 581g, l’esopianeta che non esiste

Alt. Disfate le valigie. Se la Terra iniziava a starvi stretta e stavate progettando una maxi-emigrazione in vista dello spegnimento del Sole – tra sette miliardi di anni, minuto più minuto meno – dovrete attendere ancora un po’ per partire. Perché una delle possibili mete, l’esopianeta Gliese 581g, dell’omonimo sistema stellare, altamente candidato a ospitare la vita, in realtà non esiste. Gi astronomi della University of California, Santa Cruz, guidati da Steven Vogt, lo avevano avvistato – o meglio, avevano creduto di avvistarlo – poco meno di quattro anni fa, salutandolo come “il pianeta più potenzialmente abitabile”. Peccato che non sia così: una nuova ricerca condotta dai colleghi della Penn State University, pubblicata su Science, ha mostrato che Gliese 581g non è altro che un’illusione ottica. Un segnale fasullo dovuto, quasi probabilmente, a macchie solari e altre attività stellari della stella Gliese 581.

In effetti, l’ex-pianeta non era mai stato osservato direttamente. E le polemiche sulla sua (non) esistenza andavano avanti già da un pezzo. Gli astronomi lo avevano individuato monitorando la luce di Gliese 581: la gravità di un pianeta, infatti, distorce la luce della sua stella, cambiandone la lunghezza d’onda e di conseguenza il colore che arriva ai telescopi terrestri. Il problema è che anche la stella stessa è in movimento e la sua rotazione può distorcerne la luce allo stesso modo di come farebbe un pianeta. Finora, gli astronomi non avevano alcuna informazione sulla velocità di rotazione di Gliese 581; oggi, invece, sanno che compie una rotazione completa in 130 giorni circa. Con questa nuova informazione, gli scienziati hanno rianalizzato i dati e ne hanno sottratto i segnali derivanti dal movimento della stella. Amara sorpresa: Gliese 581g è scomparso. Assieme a lui, i ricercatori hanno dovuto salutare anche Gliese 581d, anch’esso potenzialmente abitabile. La buona notizia è che gli altri pianeti del sistema, invece, sono ancora lì.

In ogni caso, cacciatori di esopianeti, non disperate. Tutti i 977 corpi finora scoperti dal Kepler Space Telescope sono sicuramente fuori pericolo, perché il telescopio spaziale non analizza le lunghezze d’onda della luce, ma le ombre create dai pianeti passando davanti alle stelle. Nessun rischio, dunque, di segnali fasulli da rumore stellare.

Via: Wired.it
Credits immagine: Nasa

Sandro Iannaccone

Giornalista a Galileo, Giornale di Scienza dal 2012. È laureato in fisica teorica e collabora con le testate La Repubblica, Wired, L’Espresso, D-La Repubblica.

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