Glifosato, per l’Efsa non desta preoccupazione ma mancano alcuni dati

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La European Food Safety Authority (Efsa) ha appena rilasciato gli attesi risultati in merito alla valutazione di rischio sul glifosato, la sostanza forse più comunemente usata come principio attivo negli erbicidi. “La valutazione dell’impatto del glifosato sulla salute dell’essere umano, degli animali e dell’ambiente non ha individuato aree critiche di preoccupazione”, si legge nel comunicato stampa rilasciato da Efsa. Allo stesso tempo, però, l’ente internazionale riporta “alcune lacune di dati – come questioni che non è stato possibile concludere o questioni in sospeso – che la Commissione Europea e gli Stati membri dovranno prendere in considerazione nella prossima fase del processo di rinnovo dell’approvazione”.


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Che cos’è il glifosato

Già da tempo sotto i riflettori, anche per alcune vicende legate all’azienda statunitense Monsanto (poi acquisita dalla tedesca Bayer) che per prima lo ha immesso sul mercato con il nome commerciale di Roundup, il glifosato è un erbicida estremamente diffuso nel settore agricolo, non solo negli Stati Uniti ma anche in Europa. Nello specifico, questa sostanza viene utilizzata dagli agricoltori per combattere le erbe infestanti che competono con la crescita delle specie coltivate.

Una vicenda controversa

In passato, alcuni studi scientifici hanno evidenziato la possibile pericolosità della sostanza, in termini soprattutto di impatto sulla salute umana. Nel 2015 il glifosato era stato poi inserito tra le sostanze “probabilmente cancerogene” da Iarc (International Agency for Research on Cancer) e hanno fatto il giro del mondo le notizie di sentenze di tribunali statunitensi che hanno riconosciuto la responsabilità dell’erbicida in alcuni casi di tumore. Tuttavia, la questione è rimasta dibattuta in Europa e nel mondo.

Il parere di Efsa

A dicembre del 2022, la European Chemicals Agency (Echa) ha infine concluso che il glifosato “non soddisfa i criteri scientifici per essere classificato come sostanza cancerogena, mutagena o reprotossica”, come riporta Efsa nel comunicato appena pubblicato. Ed Efsa ha utilizzato proprio la classificazione di pericolo formulata da Echa ai fini della valutazione del rischio sul glifosato nell’Unione Europea. “La valutazione del rischio e la revisione paritaria del glifosato rappresentano il lavoro di decine di scienziati dell’Efsa e degli Stati membri in un processo durato oltre tre anni”, spiega Guilhem de Seze, capo del dipartimento di produzione della valutazione del rischio di Efsa: “Si basa sulla valutazione di molte migliaia di studi e articoli scientifici e incorpora anche i preziosi contributi raccolti durante la consultazione pubblica”. Efsa dichiara di non aver trovato “aree critiche di preoccupazione” per quanto riguarda il rischio che il glifosato può comportare per l’essere umano, per gli animali o l’ambiente. Al tempo stesso, dicevamo, sono state individuate diverse lacune di dati che non hanno consentito all’ente di formulare conclusioni definitive su alcuni punti specifici. Tra queste, Efsa riporta l’impossibilità di valutare il rischio possibilmente associato alla presenza di una specifica impurità legata alla produzione dello stesso principio attivo, ma anche la valutazione del rischio alimentare per i consumatori e la valutazione dei rischi per le piante acquatiche. Anche riguardo al possibile impatto sulla biodiversità gli esperti si mostrano cauti, concludendo che i rischi associati all’utilizzo di glifosato sono complessi e dipendono da molti fattori diversi. “Nel complesso – si legge ancora nel comunicato – le informazioni disponibili non consentono di trarre conclusioni definitive su questo aspetto della valutazione del rischio e i gestori del rischio possono prendere in considerazione misure di mitigazione”. Inoltre, in base ai dati disponibili, è stato “identificato un rischio elevato a lungo termine per i mammiferi in 12 dei 23 usi proposti del glifosato”.

I prossimi step

L’approvazione per l’utilizzo del glifosato nell’Unione Europea è valida al momento fino alla fine di questo anno, dopodiché la Commissione Europea dovrà decidere se rinnovarla o meno, basandosi anche sulle considerazioni di Efsa.

Via Wired.it

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