Dimagrire mangiando grassi. Non si tratta di un provocante paradosso, ma di una potenziale conclusione di uno studio condotto da un gruppo di ricerca dell’Università di Irvine in California guidato dall’italiano Daniele Piomelli. I risultati della ricerca, che saranno pubblicati sul prossimo numero di Nature, mostrano infatti come un tipo di acido grasso, chiamato Oea, attivi i suoi recettori per regolare l’appetito. Il ruolo svolto da questa sostanza è stato evidenziato alimentando con una dieta ricca di grassi due diversi gruppi di cavie: il primo composto da roditori normali, il secondo da esemplari mutanti, ai quali cioè erano stati geneticamente rimossi i recettori dell’Oea. Una volta ingrassati, ai topi è stato somministrato l’Oea per quattro settimane. Il gruppo normale ha evidenziato una diminuzione dell’appetito e una riduzione del peso corporeo, mentre i roditori mutanti non hanno subito alcuna variazione. Questi risultati suggeriscono che l’azione dell’Oea può manifestarsi in una inversione del processo di ingrassamento solo in presenza dei suoi recettori. Inoltre, sulle cavie normali l’Oea agisce anche come stabilizzatore dei livelli di colesterolo e di trigliceridi nel sangue. Ora si spera di giungere a una nuova classe di farmaci anti-obesità basati su sostanze endogene come l’Oea, prodotte in modo naturale dal corpo umano e che non presentano quindi i problemi di intolleranza tipici dei farmaci creati in laboratorio. (m.cap.)