Categorie: Salute

Hiv, il virus riappare nella bambina “guarita”

No, la bambina del Mississipi nata affetta da Hiv, non è “funzionalmente guarita”, come annunciato l’anno scorso. Il caso, che aveva acceso le speranze di curare i migliaia di bambini che ogni anno nascono affetti da Hiv, era quello di una bimba che aveva ricevuto a poche ore dalla nascita la la terapia antiretrovirale (Art) e nella quale, a mesi di distanza dalla fine del trattamento, non erano state rivelate tracce del virus. Ma ora, come annunciato dai medici che seguono la piccola, il virus, dopo circa due anni senza Art, si è ripresentato.

Malgrado allora gli specialisti avessero cercato di mantenere gli entusiasmi, la sconforto oggi c’è, come racconta Anthony S. Fauci, direttore del National Institute of Allergy and Infectious Diseases (Niaid):“Certo, questo è un momento sconfortante per questa bambina, il personale medico coinvolto nelle cure, e la comunità di ricerca sull’Hiv/Aids. Scientificamente, questo ci ricorda che abbiamo ancora molto da imparare circa la complessità di infezione da Hiv e dove il virus si nasconde nel corpo”.

La bimba, nata prematuramente nel 2010 da madre affetta da Hiv ma che non aveva ricevuto Art durante la gravidanza (e neanche una diagnosi di infezione fino al momento del parto), aveva avuto entro trenta ore dalla nascita terapia antiretrovirale aggressiva. Terapia durata in tutto per 18 mesi, dopo dei quali per circa due anni il virus non era stato più rilevabile nel suo sangue. Ma ora, durante una visita di routine, i medici hanno osservato di nuovo il virus nel sangue, insieme ad anticorpi contro Hiv e impoverimento di cellule CD4+, così che la piccola è stata di nuovo sottoposta ad Art.

Ora ai ricercatori resta da capire come sia stato possibile liberare la bambina dall’Hiv per due anni e come estendere possibilmente questo periodo di remissione in assenza di terapia, come ha spiegato Fauci, aggiungendo: “Il caso della bambina del Mississippi indica che il trattamento antiretrovirale precoce in questa neonata con infezione da Hiv non elimina completamente il serbatoio di cellule infettate da Hiv che si è stabilito al momento dell’infezione, ma può essere notevolmente limitato il suo sviluppo e scongiurare la necessità di farmaci antiretrovirali nel corso di un considerevole periodo”.

Via: Wired.it

Credits immagine: Microbe World/Flickr

Anna Lisa Bonfranceschi

Giornalista scientifica, a Galileo Giornale di Scienza dal 2010. È laureata in Biologia Molecolare e Cellulare e oggi collabora principalmente con Wired e La Repubblica.

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