Lo scorso aprile un nuova tessera si è aggiunta all’intricato puzzle dell’evoluzione umana: Homo luzoniensis. Di piccola stazza e probabilmente capace di arrampicarsi sugli alberi in maniera simile alle scimmie, visse tra i 50 e gli 80 mila anni fa in Asia. I dodici frammenti di osso rinvenuti nella Grotta di Callao a Luzon, nel nord delle Filippine – stesso luogo dove, nel 2007, era stato scoperto un metatarso risalente al Pleistocene – mostrano una combinazione di caratteristiche morfologiche unica, diversa da quella riscontrata in altre specie del genere Homo (inclusi Homo floresiensis e Homo sapiens). Per i ricercatori del Museo Nazionale di Storia Naturale di Parigi che li hanno studiati, non ci sono dubbi che si tratti di una nuova specie. Ma è veramente così e cosa aggiunge questo nuovo antico parente al nostro album di famiglia? Ce lo spiega Fabio Di Vincenzo, ricercatore della Sapienza e membro dell’Istituto Italiano di Paleontologia Umana.
In un panorama così frammentario come quello dell’evoluzione umana, ogni scoperta di reperti è importante perché ci aiuta a comprendere la storia evolutiva degli Ominini, un gruppo di primati in gran parte estinti – un po’ bizzarri per via della loro andatura bipede e la faccia appiattita – a cui anche la nostra specie Homo sapiens appartiene. E in particolare quando appartengono al nostro stesso genere Homo, riferibili però a specie diverse dalla nostra rimaste fino a oggi ignote alla scienza.
Lo studio dei ricercatori francesi è stato ritenuto valido da paleoantropologi che hanno esaminato i loro dati dando parere favorevole alla pubblicazione dell’articolo. Tuttavia, la notizia ha suscitato grande sorpresa tra gli addetti ai lavori e non poche perplessità riguardo l’opportunità di istituire una nuova specie umana fossile solamente in base ai pochi resti rinvenuti. Ciononostante, le analisi eseguite dai ricercatori tendono ad indicare che i nuovi fossili mostrano un mix del tutto unico di caratteristiche da Homo associate ad altre decisamente più arcaiche che richiamano addirittura alle australopitecine, quindi a specie pre-umane vissute in Africa fino a circa 1,5 milioni di anni fa. Inoltre, se confermata da futuri studi la scoperta di questa nuova specie, ci attesterebbe che solo 50 mila anni fa (un istante in termini geologici) esistevano sula Terra molte specie differenti di umani sulla terra.
I primi Homo sapiens in rapida espansione dall’Africa hanno convissuto nello stesso periodo con i Neanderthal in Eurasia, gli ancora misteriosi Denisoviani e probabilmente altre specie distribuite in aree remote e isolate come appunto questa nuova specie e i piccoli uomini di Flores scoperti nel 2004. In particolare, quest’ultima specie definita Homo floresiensis potrebbe avere delle affinità con Homo luzoniensis, essendo distribuita in un’area contigua del Sud-Est asiatico. Tuttavia, Détroit e colleghi ritengono che queste due specie abbiano avuto storie evolutive differenti essendo probabilmente entrambe derivate da una specie umana precedente distribuita in buona parte dell’Asia chiamata Homo erectus, o addirittura dalle prime forme di Homo che uscirono dall’Africa intorno a quasi 2 milioni di anni fa.
Da quando nel 2006 gli scienziati sono stati in grado di decifrare buona parte del genoma Neanderthal estratto direttamente dai fossili sappiamo che vi furono numerosi scambi genetici tra la nostra specie Homo sapiens e altre specie umane ormai scomparse, contatti confermati da molti studi successivi. Inoltre, studi genetici sulle popolazioni viventi e sui fossili hanno rivelato che le persone che vivono attualmente in Asia e in Oceania conservano la memoria genetica di contatti con altre specie fossili identificate nei misteriosi uomini di Denisova. Gli stessi studi hanno anche evidenziato come a contribuire alla variabilità genetica degli uomini attuali siano anche state altre specie ancora potenzialmente ignote, una di queste potrebbe proprio essere rappresentata da Homo luzoniensis. Sappiamo infatti che attorno a 60-50 mila anni fa, il periodo a cui si riferiscono i nuovi fossili appena descritti, nelle regioni più orientali dell’Asia e in Australia erano già presenti popolazioni di Homo sapiens giunte lì dall’Africa è quindi possibile che vi siano stati dei contatti.
Dallo studio eseguito utilizzando una tecnologia basata sui raggi X che permette di eseguire delle micro-tomografie ad altissima risoluzione, è emerso che i denti di Homo luzoniensis erano comparabili per forma e dimensioni sia a quelli dei moderni umani ma anche a quelli di una specie molto arcaica chiamata Homo erectus e distribuita nel continente asiatico. Lo studio di una falange del piede ha poi rivelato particolari ancora più sorprendenti. La morfologia di quest’osso infatti, larga e ricurva, si discosta molto da quella di Homo sapiens per avvicinarsi invece addirittura a quella di una australopitecina. È in base a questa combinazione unica di caratteristiche moderne e primitive che Detroit e colleghi hanno proposto di istituire una nuova specie. Ciò potrebbe anche testimoniare il fatto che gli antenati di Homo luzoniensis potrebbero aver lasciato l’Africa in tempi molto remoti per colonizzare le regioni dell’estremo Oriente e le Filippine molto prima della comparsa della nostra specie, e qui essere andate incontro a una evoluzione del tutto unica e particolare. Vedremo se future scoperte potranno aggiungere nuovi e inattesi dettagli a questo interessantissimo scenario.
Credit foto: Rob Rownd/Nature
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