Homo “navigans” in Australia

Quattordici frammenti di rocce vulcaniche e selci taglienti identificati come artefatti. Su alcuni i segni di una levigatura rudimentale, diverse striature e addirittura alcuni residui da cui si deduce che questi “strumenti” erano utilizzati per tagliare la vegetazione. Poche informazioni, ma sufficienti per permettere a Mike Morwood e ai suoi colleghi dell’Università del New England, in Australia, di affermare che già 800 mila anni fa i progenitori della razza umana sapevano navigare.

Da dove deriva questa certezza? Facile: i resti sono stati rinvenuti su un’isola, Flores, dell’arcipelago delle Wallacea, tra l’Australia e l’Asia sud-orientale, a sud dell’Indonesia. A differenza delle isole vicine, come Giava e Bali, che durante le grandi glaciazioni sono state collegate alla terraferma, le Wallacea potevano essere raggiunte solo via mare. E dalle pagine dell’ultimo numero della rivista Nature i ricercatori concludono che l’Homo erectus, l’ominide che abitava la Terra circa un milione di anni fa, sapesse costruire rudimentali imbarcazioni con cui effettuare brevi navigazioni.

I fossili rinvenuti nei due maggiori siti archeologici dell’isola, Meta Menge e Tangi Talo, sono stati datati utilizzando le più moderne tecniche radiometriche. E i risultati concordano con le informazioni ricavate con i metodi tradizionali, cioè con determinazioni paleomagnetiche e biostratigrafiche. Le tracce dei decadimenti delle sostanze presenti nelle selci, l’orientazione dei depositi rispetto al campo magnetico terrestre e la presenza di resti di animali preistorici, come l’elefante Stegodon o la tartaruga gigante, confermano un’età compresa tra i 900 e gli 800 mila anni.

“La scoperta fornisce la prima data sicura dell’arrivo dell’Homo erectus nel sud-est asiatico”, spiega a Galileo il professor Morwood, “e la colonizzazione dell’Australia potrebbe essere avvenuta molto prima di quanto comunemente si crede”. La prima evidenza di umani in Australia risale al periodo tra 60 e 40 mila anni fa, quando ormai l’Homo sapiens aveva preso il sopravvento sugli altri ominidi. “Anche se è sempre possibile che siano arrivati prima, sebbene non abbiamo alcuna prova geologica”, ricorda Paul O’Sullivan, un altro membro del gruppo di ricerca.

Oltre a dare indicazioni precise sull’arrivo di Homo erectus nella regione indonesiana e australiana, la scoperta suggerisce un nuovo modo di guardare questo nostro progenitore: non più una semplice scimmia un po’ più evoluta, ma un ominide dotato di capacità cognitive finora solo vagamente sospettate. “Adesso sappiamo che deve aver attraversato il mare per raggiungere Flores e le altre isole indonesiane. Questo significa”, continua Morwood, “che doveva avere sviluppato un linguaggio per coordinare lo sforzo collettivo necessario per affrontare la navigazione”. E questo è in contrasto con l’opinione comune secondo cui solo Homo sapiens avesse raggiunto lo sviluppo sociale, organizzativo e linguistico necessario per affrontare i viaggi in mare, di cui si hanno le prime sicure evidenze solo tra i 60 mila e i 40 mila anni fa, con la colonizzazione dell’Australia.

Ma sono stati trovati resti di questi ominidi? “E’ proprio quello che speriamo: rinvenire resti di scheletri di Homo erectus nei nostri scavi su Flores. I depositi preservano bene le ossa, quindi è solo questione di trovare il posto giusto dove andare a investigare. Il Consiglio delle ricerche australiano ha fornito al nostro gruppo finanziamenti per altri tre anni di studi archeologici e paleontologici, che si inseriranno in un vasto progetto di ricerca sulle origini dei primi aborigeni australiani”.

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here