I calcoli del cuore

Uomo, tra i 35 e i 74 anni, affetto da colesterolo alto e ipertensione, peggio ancora se fumatore e diabetico. È lui il bersaglio privilegiato di infarto e ictus, secondo i calcoli dei ricercatori dell’Istituto Superiore di Sanità (Iss) e di quelli dell’Associazione Nazionale Medici Cardiologi Ospedalieri (Anmco), che hanno presentato oggi, 15 aprile, l’aggiornamento della Carta del rischio cardiovascolare, nel corso della III Conferenza sulla Prevenzione della Cardiopatia Ischemica, svoltasi all’Iss. Sono 12.500 gli infarti e gli ictus che colpiscono ogni anno gli italiani, rappresentando, nel loro insieme, la prima causa di morte e disabilità nel nostro paese. Ora, però, grazie alla nuova Carta, questi eventi potranno essere previsti con dieci anni di anticipo, anche in soggetti ‘sani’: uomini e donne, cioè, tra i 40 e i 69 anni, che non hanno mai avuto un infarto o un ictus, potranno sapere se rischiano di incorrervi nei prossimi dieci anni della loro vita.”Il calcolo” – spiega Simona Giampaoli del Centro Nazionale di Epidemiologia, Sorveglianza e Promozione della Salute dell’Iss e coordinatrice dell’indagine – “si basa su sei indici ‘chiave’: sesso, diabete, abitudine al fumo, età, pressione arteriosa sistolica e colesterolomia, e, in più, con l’aggiornamento del punteggio individuale, siamo in grado oggi di tener conto di altre due ‘spie’, quali il valore del colesterolo Hdl e il consumo di farmaci anti-ipertensivi, indicatore di ipertensione arteriosa di vecchia data”. “Dal profilo così ottenuto” – precisa Alessandro Boccanelli, presidente dell’Anmco – “il medico può formulare una diagnosi accurata e obiettiva, e calibrare interventi mirati per scongiurare il peggio. Ma chiunque può calcolare, anche da solo, il proprio stato di salute e verificare l’eventuale rischio di ammalarsi: basta andare sul sito www.cuore.iss.it dove è possibile inserire i propri dati nel questionario e leggere il risultato finale”. Che gli eventi coronarici e cerebrovascolari siano figli dello stile di vita, oltre che dell’avanzare dell’età, non ci sono dubbi. I dati dell’Osservatorio epidemiologico cardiovascolare italiano, stilati dagli esperti Anmco e Iss, dimostrano che le probabilità di soffrire di ipertensione raddoppiano con l’aumentare degli anni passando dal 30 al 60 per cento, mentre ancora il 22 per cento degli italiani continua a fumare. E, tra le donne in post-menopausa (over50), prevalgono tassi di obesità e ipertensione. Sono gli uomini, inoltre, a rischiare maggiormente, ma sono le donne a morire di più. I dati raccolti dal Registro Nazionale degli eventi coronarici e cerebrovascolari (altro strumento elaborato dagli esperti Iss e Anmco), mostrano, infatti, che gli infarti hanno colpito, nel nostro paese, dalla fine degli anni Novanta, 43mila uomini e 13mila donne di età compresa tra i 35 e i 74 anni, mentre gli ictus, nella stessa fascia di età, hanno riguardato 36mila uomini e 24mila donne. A morire di infarto, tuttavia, sono 3 uomini su dieci e 4 donne ogni dieci. Il Registro, inoltre, sfata il mito in base al quale ci si ammalerebbe di cuore più al nord che al sud. L’alto tasso di fumatori e di ipertesi, sia tra gli uomini che tra le donne del meridione, oltre all’inidoneità delle strutture sanitarie e alle cattive, ‘casalinghe’, abitudini di conservazione del cibo (conservato ‘sotto sale’), annullerebbero infatti i benefici della dieta mediterranea. A riprova di ciò, il nuovo Registro, che ha coinvolto nell’indagine otto aree rappresentative di tutta la penisola, per una popolazione complessiva di oltre 4.700.000 persone, mostra un quadro sostanzialmente omogeneo, dove i tassi di incidenza dell’infarto, per esempio, sono molto simili a Napoli e in Friuli Venezia Giulia. Aree queste che insieme alla Brianza, risultano ai primi tre posti della classifica quanto a morbosità e mortalità coronariche. Tra gli abitanti del Mezzogiorno, anzi, prevale la mortalità da ictus: in questo caso a morire è il 25 per cento dei pazienti, mentre chi sopravvive è spesso accompagnato da gravi condizioni di invalidità.Eppure, assicurano gli esperti, si tratta di patologie largamente prevenibili, grazie all’adozione di stili di vita cosiddetti “salvacuore”. “Meglio cominciare dalla vita di tutti i giorni” – ha affermato il ministro della Salute, Girolamo Sirchia – “per esempio, usare meno l’auto e l’ascensore, guardare meno televisione, ma anche smettere di fumare e tagliare il consumo giornaliero di grassi e dolci, incrementando, invece, quello di frutta e verdura. E, in caso di sintomi sospetti, chiamare subito il 118”. E’ questo, infatti, un dato che fa paura: solo il 50 per cento degli italiani, colpiti da infarto, arriva in tempo all’ospedale. Segno che la consapevolezza del problema è ancora scarsa e che molta strada occorre ancora percorrere perché la prevenzione sia la regola, e non l’eccezione. A tale scopo il Ministero della salute, che ha definito il 2004 l’anno del cuore, sarà coordinatore e promotore di numerose iniziative per la diffusione di stili di vita salutari: eventi in 80 città italiane, corsi per medici e infermieri, spot su radio e tv e una giornata ad hoc il 26 settembre.

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