I dormiglioni del 2000

Spesso accade che la fiction anticipi la realtà. E così l’idea farsi ibernare in bussolotti di alluminio in attesa di essere scongelati quando sia stata scoperta la ricetta dell’immortalità, non è più un’esclusiva dei romanzi e dei film di fantascienza. Oggi i “dormiglioni del 2000” possono rivolgersi a società come la texana Alcor Foundation di Houston che, con tanto di tariffe, soddisfa ogni richesta di congelamento. Portare tutto il corpo ai -196° dell’azoto liquido (temperatura limite oltre la quale le cellule del nostro corpo scoppierebbero) costa attorno ai 100 mila dollari. Se vi accontentate del cervello ve la cavate con 35 mila, e ne bastano 5 mila per gli altri organi.

Di questa pratica si è occupata recentemente la rete televisiva britannica Channel Four con il breve documentario “The Living Dead” (I morti viventi), che presenta le modalità e le condizioni per richiedere l’ibernazione. Al primo posto nella classifica delle richieste ci sono i malati terminali. O meglio i loro parenti, che per la disperazione o per la tenacia a non arrendersi all’ineluttabilità della perdita, affidano i loro cari mani e piedi (letteralmente) alla nuova “tecnologia”. Al secondo posto si trovano i neo-positivisti americani, convinti al 100% di essere solo cellule e sangue, che giurano che il progresso tecnologico rivelerà molto prima di quanto pensiamo il segreto per l’immortalità. Infine i nostalgici della “razza pura” che si fanno congelare il cevello per farlo trapiantare in un altro corpo non appena si verifichi l’occasione, in modo da garantire l’immortalità della loro intelligenza.

Ma a quanto pare la voglia di terminare, o meglio sospendere, i propri giorni dentro a un frigorifero ha ormai attraversato l’oceano. Secondo il documentario della Bbc “Life on Ice” sembra che anche in Europa sia in aumento il numero di persone fiduciose nell’immortalità prossima ventura. E la Alcor, adeguandosi, ha aperto una sede anche in Gran Bretagna.

La tecnica della criogenazione è in uso negli Stati Uniti dal 1976 e assicura, attraverso l’immersione nell’azoto liquido dentro una capsula sigillata, di raggiumgere la non-decomposiozne accertabile completa dei tessuti. Viene usata soprattuto nei casi di incidenti gravi e di traumi al cervello per evitare l’espandersi di ematomi o per bloccare emorragie cerebrali. I neurochirughi la impiegano per risolvere molti casi di lesioni cerebrali irreversibili. Ma ora, al tempo del lifitng e dell’acido glicolico, in cui si fa di tutto e non si bada a spese pur di arrestare il tempo, la criogenazione rischia di diventare una tecnica per congelare prima di tutto i risparmi degli altri.

E se invece a qualcuno non piace l’immagine di “surgelato post-mortem”, non mancano le soluzioni alternative. Un’altra società texana, la Celestis Inc. offre le “tumulazioni nello spazio” con il lancio delle ceneri in orbita. A far compagnia a Timothy Leary, cliente della Celestis, che da qualche giorno è in viaggio per l’eternità.

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here